UniCredit e soci libici, Zaia: “Ora servono sbarramenti all’azionariato”

Pubblicato il 9 Settembre 2010 - 10:39 OLTRE 6 MESI FA

”A questo punto bisogna mettere gli sbarramenti al possesso azionario. Se dobbiamo vedere scalare le nostre società e svuotare le nostre fondazioni, sarebbe deleterio”. Lo dice in una intervista al Giornale il governatore del Veneto Luca Zaia, a proposito dell‘accresciuta presenza dei libici in Unicredit, passati dal 5% al 7%.

”Non conosco i dettagli – aggiunge – dal di fuori dico che se è un’operazione di diversificazione degli asset del fondo sovrano, prendo atto. Ma stento a credere che la partita si fermi qui”. ”Che la politica non si debba occupare dei fatti dell’imprenditoria e del mercato – spiega il governatore del Veneto – è pacifico”. Ma le fondazioni ”rappresentano il popolo stesso” e ”in questo senso è bene che la politica punti i piedi”.

In un ”mercato globale”, prosegue il presidente del Veneto, è ”inevitabile” l’ingresso di investitori stranieri, come i libici, ma ”abbiamo un impegno a garantire che Unicredit continui a essere una banca del territorio. Se no viene meno l’oggetto sociale”.

Della necessità che la governance della banca resti ”saldamente in mani italiane” e che i soci di Tripoli vadano ”fermati” parla anche, in una intervista al Corriere della Sera, il sindaco di Verona, Flavio Tosi, che sottolinea come per la città ”l’investimento nella banca è un problema di governance di rappresentanza e di risposte al territorio”.

”Io – aggiunge – spero che Unicredit rimanga banca di riferimento per un’ampia fetta del territorio italiano e che i partner stranieri continuino a giocare un ruolo da investitori istituzionali”. Quanto all’operato dell’ad, Alessandro Profumo, per Tosi ”di certo non poteva non sapere”. E ”le malelingue dicono che abbia lasciato che l’operazione libica si realizzasse per rafforzare se stesso”.

Intanto dall’atteso comitato governance in cui ieri per due ore si sono confrontati l’amministratore dellegato Alessandro Profumo e il presidente Dieter Rampl è stato dato mandato a quest’ultimo di approfondire la posizione dei soci libici ed è stato rinviato al consiglio di amministrazione ordinario del 30 settembre il compito di dare una risposta alle richieste di Bankitalia sulle novità nell’azionariato e sulle eventuali implicazioni nella governance.