ROMA – ''L'opinione pubblica deve sapere, trovero' le strade e i modi affinche' si sappia come sono andate le cose. Diro' tutto''. E deve tremare ''chi sa di aver fatto scorrettezze''. A dirlo, in un'intervista al Corriere della Sera, è l'ex numero uno di Unipol Giovanni Consorte, condannato 3 anni e 10 mesi di carcere e a 1 milione e 300 mila euro di multa per la tentata scalata a Bnl. ''Mi sento un perseguitato dalla magistratura'', afferma Consorte.
''Non ho fatto niente. L'operazione Bnl e' stata trasparente con incontri preliminari con Consob, Banca d'Italia, Isvap e Antitrust e, forse una delle poche negli ultimi anni in Italia, con denaro cash. Non e' vero che ci siamo entrati per il rotto della cuffia a maggio 2005 – aggiunge – perche' gia' nel 2001 avevamo avviato contatti con Generali per acquisire il loro pacchetto azionario in Bnl''.
''Cossiga disse una volta che l'operazione aveva implicazioni politiche tali che per evitare che una banca andasse ai comunisti c'era chi avrebbe fatto qualunque cosa'', racconta. ''Mi disse che ero stato fortunato a non essere stato ucciso''.