ROMA – Usa contro Germania: “Troppo export, rovina l’Europa”. Polemica fra pesi massimi fra le due sponde dell’Atlantico: gli Usa, in un documento ufficiale del Tesoro (ne ha parlato per primo il Wall Street Journal), criticano la politica economica tedesca che indebolisce l’Eurozona e la crescita globale. Nero su bianco, nel rapporto semestrale sulle valute, gli Usa deplorano che la Germania fondi la sua crescita solo sulle esportazioni trascurando di aumentare la domanda interna: così, si legge, esporta deflazione non solo in tutta Europa ma anche nel resto del mondo. Non è la sola a puntare tutto sull’export: nel mirino ci sono anche Cina e Giappone ma in maniera più sfumata: lo yuan viene sempre sempre considerato “nettamente sottovalutato” ma è giudicata positiva l’ultima rivalutazione della valuta, mentre per l’Abenomics giapponese sospende il giudizio in attesa di riscontri più probanti.
La Germania ha respinto le critiche del Tesoro Usa, secondo cui il surplus commerciale tedesco danneggerebbe la congiuntura interna nell’Ue: “la critica e’ incomprensibile”, ha replicato in una prima reazione il ministero delle finanze a Berlino. Una correzione della politica economica e finanziaria non è necessaria, replica il ministero di Wolfgang Schaeuble. La controversia fra Usa e Germania sull’export tedesco, che secondo Washington spingerebbe la crescita tedesca a costo di distorsioni nell’eurozona e l’economia globale, non è nuova. La nuova frecciata non viene considerata casuale a Berlino e interpretata come la replica Usa alle critiche tedesche per lo scandalo del datagate, culminato con lo spionaggio del cellulare della cancelliera Angela Merkel.
Il Tesoro americano difende la sua tesi con la forza dei numeri. Nel 2012, ricorda, l’attivo della Germania nelle partite correnti (merci, servizi e capitali) è salito da 223,3 a 238,5 miliardi di dollari, superando addirittura quello della Cina, che è stato di 193,1 miliardi. Uno squilibrio ritenuto eccessivo, che deve essere corretto con politiche economiche più orientate al sostegno dei consumi interni e dei salari. Gli Stati Uniti hanno il problema opposto: un deficit delle partite correnti di ben 475 miliardi di dollari nel 2012, cioè comprano dall’estero molte più merci e servizi di quelli che esportano. Restringendo l’obiettivo all’Italia, il quadro non cambia: il nostro Paese vanta un surplus commerciale di 14 miliardi di euro con gli Stati Uniti e un deficit di 6,5 miliardi con la Germania. (Gabriele Meoni, Il Sole 24 Ore)
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