Crisi a Las Vegas. Le sfavillanti luci della “Sin City” si stanno spegnendo

La Strip che attraversa Las Vegas

Las Vegas sta spegnendo le sue un tempo sfavillanti e fantasmagoriche luci mentre le roulettes, i tavoli del black jack e le slot-machines si fermano una dopo l’altra. Con un economia fondata sulle spese al consumo, il gioco e sull’industria edilizia, la Sin City (Città del Peccato) da uno dei luoghi più brillanti d’America è diventata uno dei luoghi più massacrati dalla crisi.

Secondo i dati dell’Associated Press, tutta l’area di Las Vegas è diventata una delle zone più economicamente depresse degli Stati Uniti.

La città ha 145 mila abitanti e il 15 per cento di loro sono disoccupati, un record locale, mentre sul piano nazionale i senza lavoro sono il 9,6 per cento. A livello statale, secondo i dati riportati da The Huffington Post, non c’è altro stato ridotto nelle condizioni del Nevada. Considerando anche i sottoimpiegati e coloro che hanno rinunciato a cercare lavoro, secondo il Las Vegas Review-Journal il reale tasso di disoccupazione statale è del 20 per cento.

Nella Sin City, il boom edilizio bruscamente interrotto dalla crisi e la disoccupazione hanno creato in vari quartieri delle vere e proprie ghost towns, città fantasma, dove la costruzione di case e palazzi si è fermata in corso d’opera e gli operai sono andati a casa. La crisi è piombata anche sulla celebre Strip, la lunga strada che attraversa la città costellata dai casinò, dai lussuosi alberghi, dai ristoranti, dagli strip-joints, i locali dello spogliarello con le più belle ragazze d’America.

”Vegas ha avuto i suoi periodi di crisi, ma mai niente come quella attuale”, dice David Schwartz, direttore del Center for Gaming Research all’Università del Nevada. ”Le entrate provenienti dal gioco stanno declinando da tre anni e continuano a declinare”. Ad essere meno pessimista è il sindaco della città, Oscar Goodman, che si dice ”ottimista per il futuro” e aggiunge: ”non appena la gente si sentirà sicura della propria posizione tornerà a giocare e Vegas diventerà più solida che mai”.

Ma il punto è proprio questo: con una disoccupazione nazionale al 9,6 per cento – che non accenna a diminuire – chi se la sente di giocarsi gli ultimi dollari con le carte o con i dadi?

C’èa c’è un altro fattore negativo per chi cerca di prevedere il futuro di Vegas.  La recessione ha causato il collasso del valore delle case e dei fondi di risparmio, e quindi secondo gli economisti la gente se la sente meno di rischiare al tavolo da gioco. Perfino l’ottimista Goodman ammette che i big players, quelli che giocavano centinaia se non milioni di dollari, dubita che torneranno perchè la recessione ha falciato anche loro”

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