WASHINGTON, STATI UNITI – Per la prima volta nella sua storia l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha abbassato il giudizio di rating sul debito Usa: dalla classica tripla A, che è il top del giudizio, ad AA +. Subito dopo la decisione di S&P, l’amministrazione Obama ha attaccato gli analisti dell’agenzia, sostenendo di aver trovato un errore da 2 mila miliardi di dollari nei calcoli (secondo fonti a Washington, i funzionari del Tesoro hanno scoperto che l’agenzia di rating valuta le spese discrezionali del governo di 2mila miliardi di dollari superiori alla realtà).
Rabbia, dunque, mista a sgomento all’interno dell’amministrazione Obama che adesso si trova con il triste primato di essere il primo governo nella storia statunitense che ha visto un abbassamento del giudizio di rating sul debito del Paese (una decisione che può minare ancor più la fiducia degli investitori). «Una sentenza viziata da un errore da 2mila miliardi di dollari parla da sè», ha tagliato corto un portavoce del Tesoro. Anche questo botta-e-risposta segna una prima volta nei rapporti con S&P: non è era mai dato che l’amministrazione criticasse apertamente la sua capacità di comprensione del sistema politico statunitense.
Secondo il Wall Street Journal è possibile che nel breve periodo il downgrade abbia effetti più psicologici che pratici. Le altre agenzie di rating, Moody’s e Fitch hanno infatti mantenuto il rating della tripla A, e finora i buoni del tesoro Usa continuano ad essere un rifugio per gli investitori preoccupati dallo stato dell’economia americana e dalla crisi del debito in Europa. E le liti al Congresso di Washington sull’innalzamento del debito possono aver preparato gli investitori alla decisione di Standard & Poor’s, attenuandone l’impatto.
Il downgrade può servire a dare la sveglia per una riresa dell’economia americana che finora non si sta verificando, anche se può ulteriormente peggiorare la mancanza di fiducia degli investitori in un sistema politico che non riesce ad accordarsi neanche su problemi di ordinaria amministrazione, e potrebbe provocare il downgrade del debito di numerosi stati e aziende, aumentando i loro costi di indebitamento. Gli ambienti politici sono anche preoccupati dell’eventuale emergenza di altri problemi che finora non sono stati individuati.
Una delle preoccupazioni principali, rileva il Wall Street Journal, è che l’attrazione degli investitori stranieri per i bond americani diminuisca, in particolare per quanto riguarda la Cina, Paese che al mondo ne possiede di più. Nel 1945, i Paesi stranieri possedevano solo l’1 per cento delle obbligazioni del Tesoro americano, oggi ne posseggono un ammontare record, il 46 per cento, secondo una ricerca effettuata da Bank of America Merrill Lynch.
Pechino, a poche ore dal downgrade ha condannato la ”miope” disputa politica avutasi negli Usa sul debito. ”La Cina, il piu’ grande creditore dell’unica superpotenza mondiale, ha tutto il diritto – si legge in un duro commento diffuso dall’agenzia Nuova Cina – di chiedere agli Stati Uniti la soluzione dei
problemi di debito strutturali e garantire la sicurezza degli asset cinesi denominati in dollari”. Per risolvere la propria propensione al debito, gli Stati Uniti, dice la Nuova Cina, ”devono ristabilire il principio di buon senso secondo cui si dovrebbe vivere nell’ambito dei propri mezzi”.
Alcuni investitori ritengono che i bond Usa resteranno un investimento sicuro in un mondo colpito da crisi economiche anche senza il rating tripla A. Altri credono che gli Stati Uniti saranno costretti a pagare tassi di interesse più alti, all’incirca dello 0,5 per cento, semplicemente perchè i bond vengono considerati più rischiosi di prima.
Sebbene si tratterebbe di un aumento minimo, esso aumenterebbe il costo di svariati tipi di indebitamento, dai mutui edilizi alle migliaia di miliardi di dollari di debito del governo di Washington. E a giudicare da quanto accaduto in altri Paesi, come il Canada e l’Australia, potrebbero passare anni prima di riottenere il rating tripla A.
Finora la crisi economica in Europa e in altre parti del mondo ha continuato ad attrarre gli investitori verso i bond Usa, risparmiando gli Stati Uniti dal prezzo normalmente pagato da Paesi che non riescono a risolvere il problema del debito. Questo fenomeno ha tenuto molto bassi gli interessi pagati sul debito governativo americano, rendendo poco costoso per il Tesoro il finanziamento dei sui ampi disavanzi.