Usa, elezioni. 400 economisti liberisti appoggiano ricetta economica di Romney

WASHINGTON, STATI UNITI -La ricetta di Mitt Romney aiutera’ l’economia americana e consentira’ agli Stati Uniti di tornare alla loro tradizionale ‘liberta’ economica’, con un governo meno invasivo. Ad appoggiare la ricetta del candidato repubblicano alla Casa Bianca sono 400 economisti di scuola liberista, di cui quattro premi Nobel, che sposano la sua strategia, valutandola in grado di promuovere la crescita e l’occupazione, al contrario di quanto fatto dal presidente americano in carica Barack Obama.

”Appoggiamo con entusiasmo il piano economico di Romney per creare occupazione e crescita. Il piano e’ basato su principi di provata efficacia: un governo piu’ contenuto e meno intrusivo, una maggiore dipendenza dal settore privato e il rispetto della legge, inclusa l’autorita’ decisionale di stati e comunita”’ affermano gli economisti in una nota, sottoscritta fra gli altri dai Nobel Gary Becker, Robert Lucas, Robert Mundell ed Edward Prescott, oltre che da economisti del calibro di Phil Gramm, Martin Feldstein e Arthur Laffer, uno dei guru della cosiddetta ‘reaganomics’ (le liberalizzazioni reaganiane degli anni ’80).

Nell’appoggiare il piano Romney, gli economisti non risparmiano critiche alle politiche di Obama, che ”ha fallito” nel promuovere la ”crescita economica e l’occupazione, concentrandosi sull’aumentare la taglia del governo, il che significa aumentare il debito. Il risultato e’ un’anemica ripresa economica con una disoccupazione alta. I suoi piani futuri prevedono di raddoppiare gli sforzi in politiche che hanno fallito e questo prolunghera’ solo una crescita lenta e un’alta disoccupazione”.

Con l’economia al centro della campagna elettorale, l’appoggio di 400 economisti che arriva poco dopo la nomina di Paul Ryan alla vicepresidenza, da’ ulteriore spinta a Romney. Il programma del candidato repubblicano prevede una riduzione delle tasse alle aziende al 25% per facilitare il pagamento delle imposte federali sui profitti realizzati fuori dai confini americani. Un’aliquota piu’ elevata – secondo Romney – fa si’ che le societa’ cerchino infatti di evitare il pagamento delle imposte federali.

Romney prevede inoltre un’abbassamento dell’aliquota massima sui redditi piu’ alti al 28%, dall’attuale 35%, e la riduzione di altre tasse al 20%, da compensare limitando o mettendo fine ad alcuni sgravi fiscali. La finanziaria presentata da Ryan in Congresso e’ simile a quella di Romney, con due soli tipi di imposte sul reddito – una al 10% e una al 25% – e un’aliquota sulle imprese del 25%.

Gestione cookie