WASHINGTON – Non è esattamente un biglietto di “bentornato presidente”. Perché Barack Obama non ha neppure il tempo di rimettere piede alla Casa Bianca che subito dalle agenzia di rating arriva la minaccia: se la questione del ‘fiscal cliff’ non verrà risolto, gli Stati Uniti rischiano di perdere il rating massimo di ‘Tripla A’ nel 2013.
Tiro incrociato al presidente iniziato da Fitch e proseguito, qualche ora dopo da Moody’s. Ad aprire le ostilità è Fitch che in una nota, dopo la minaccia downgrade aggiunge che per Obama la ”sfida è attuare un piano di riduzione del deficit credibile necessario per supportare la ripresa economica”. E Moody’s si allinea chiedendo al presidente di intervenire subito sul debito. La minaccia è la stessa: taglio o downgrade.
Moody’s, in particolare, fa sapere che deciderà sul rating americano dopo le negoziazioni sul ‘fiscal cliff’, ovvero il nodo tasse-spesa, la prima sfida che il presidente americano Barack Obama si troverà ad affrontare. Un downgrade – mette in evidenza Moody’s – non ci sarà immediatamente dopo il fiscal cliff, in caso di mancanza di un accordo in Congresso per non far scattare i tagli automatici alla spesa e un aumento delle tasse che riguarderà il 90% delle famiglie americane. Tutto dipenderà dalla velocità del calo del debito: se le trattative per stabilizzarlo non andassero a buon fine il rating degli Stati Uniti potrebbe essere ridotto a AA1.
Insomma, tagliare subito per non perdere la tripla A che gli Usa, per ora, mantengono ancora con Fitch e Moody’s, mentre Standard & Poor’s l’ha già tagliata ad agosto 2011.
Anche Wall Street non sembra brindare alla rielezione di Obama. Anzi. La prima reazione è quella di un calo pesante, sopra l’1%, sia per quanto riguarda il dow Jones, sia per quanto riguarda il Nasdaq. “Il meglio deve ancora venire” ha detto Obama nel suo discorso. I mercati, per ora, non sembrano crederci troppo.