Causa di stress, disagi e spesso di aspri conflitti, i vicini rumorosi possono rivelarsi insidiosi nemici della pace domestica.
C’è chi si difende indossando tappi per le orecchie, chi chiama protesta, chi chiama le forze dell’ordine e chi si rivolge a un avvocato. Non è mai facile avere a che fare con vicini di casa rumorosi, specie in Italia dove, per cultura e lassismo, si presta sempre scarsa attenzione alle esigenze altrui e al rispetto del prossimo. Dire che gli italiani siano più inclini alla trasgressione e dunque più tolleranti nei confronti del rumore equivale però a fraintendere il problema. Spesso si tollera perché si è consapevoli di non poter facilmente risolvere la questione.
Eppure la legge italiana tutela dai vicini rumorosi. L’articolo 844 del Codice Civile stabilisce che il proprietario di un immobile, pur non potendo in alcun modo impedire la produzione di rumori dalla proprietà del vicino, ha il diritto di denunciarlo se il baccano supera la normale tollerabilità. Tale soglia è però una variabile un po’ troppo relativa: muta infatti a seconda del contesto e delle circostanze. Contano insomma il luogo in cui si leva e si propaga il chiasso e l’orario e la durata degli stimoli acustici poco tollerabili.
Se i rumori superano questa soglia, è possibile rivolgersi al giudice per ottenere una tutela legale. Ed è possibile richiedere un risarcimento dei danni subiti, dato che l’avere a che fare con vicini rumorosi è una fattispecie riconosciuta come possibile causa di disagi psicofisici anche gravi. Solo il giudice potrà tuttavia decidere se il rumore è davvero molesto e dunque illecito. Da un punto di vista quantitativo, non si è mai giunti alla definizione di un parametro in decibel oltre il quale possa scattare il reato. Il vago riferimento è fissato intorno ai 3,5 decibel.
Denunciare i vicini rumorosi: come ottenere un risarcimento
E, va da sé, che in aree urbane rumorose, come le città trafficate, i rumori prodotti dai vicini possono essere giudicati come meno invasivi rispetto al baccano fatto dai vicini in zone più tranquille. Non esistono neppure fasce orarie giuridicamente definite in cui vige l’obbligo del silenzio. Per questo il diritto deve badare alla consuetudine, e cioè punire i rumori molesti prodotti in orari in cui l’essere umano è solito riposare. Ovvero dalle venti di sera alle otto e mezza di mattina, grossomodo.
Le fasce orarie di tolleranza possono essere definite più precisamente dai regolamenti condominiali o dalle norme speciali di un Comune. Le regole sono dunque sempre contingenti. Inoltre, è necessario che il giudice valuti la durata e l’intensità del rumore prodotto. Rumori brevi e sporadici sono in genere considerati tollerabili. Al contrario, rumori prolungati e ripetuti possono giustificare un’azione legale.
La giurisprudenza tiene anche in considerazione la necessità o la gratuità dell’attività rumorosa. Facciamo un esempio: se il vicino di casa che abita al piano superiore è un invalido e per spostarsi, anche nottetempo, deve usare un carrellino che produce rumore, diventa difficile, anche moralmente, protestare e richiedere un risarcimento.
Nei casi di lavori di ristrutturazione, i vicini sono chiamati a sopportare ma anche a pretendere delle fasce prestabilite di stop all’attività in concomitanza con la pausa per il pranzo e l’orario serale di fine lavoro.
Il disturbo della quiete pubblica: come stabilire la pena pecuniaria
I condomini possono stabilire pene pecuniarie per chi infrange il regolamento e le norme sulla produzione di rumori molesti. Se non esistono regole esplicite, la vittima dei vicini rumorosi può comunque affidarsi all’amministratore di condominio.
Quando il rumore è più esteso e disturba tutto il circondario si presenta la fattispecie del reato di disturbo alla quiete pubblica. La vittima può dunque sporgere querela entro tre mesi dall’ultimo atto molesto presso la polizia, i carabinieri o direttamente alla Procura della Repubblica.
Precisato che il risarcimento per i danni causati dai vicini rumorosi può variare a seconda del caso specifico, il giudice terrà poi in considerazione le prove presentate dalla vittima che sporge denuncia. Si può ottenere un risarcimento per il disagio psicofisico subito, dimostrando che il rumore ha superato la soglia di tollerabilità e ha causato un danno ingiusto.
Per esempio, ha impedito di dormire, di ricevere un cliente o di far riposare un bambino o una persona anziana. Nel caso in cui la vittima abbia subito una perdita patrimoniale, come l’impossibilità di affittare l’appartamento a causa dei rumori, è possibile richiedere un risarcimento per danno patrimoniale. Si tratta dunque di chiedere un risarcimento molto più alto.