Dagospia: Vincenzo Consoli, il banchiere lucano che ha “stregato” il Veneto

C’è un banchiere lucano che sta conquistando il mondo finanziario veneto. Si chiama Vincenzo Consoli ed è il numero uno di Veneto Banca. La sua vicenda è stata narrata da Vittorio Malagutti sul Fatto Quotidano ed è stata ripresa anche da Dagospia.

Consoli, scrive Malagutti, “non teme neppure la recessione che minaccia il mondo delle piccole imprese a cui si rivolge il suo istituto. I bilanci di Veneto Banca fin qui gli hanno dato ragione. Nel 2009 i conti hanno tenuto. L’utile di gruppo è addirittura aumentato da 116 a 121 milioni, ma bisogna tener conto di un’ottantina di milioni di proventi straordinari ( e quindi non ripetibili) derivanti dalla vendita di partecipazioni. Nel primo semestre del 2010 i profitti sono rimasti in linea (42 milioni) con quelli registrati l’anno scorso, anche in questo caso grazie a una decina di milioni di incassi straordinari”.

Numeri che gli hanno consentito di essere considerato uno dei banchieri più rampanti, apprezzati e anche meglio retribuiti in Italia: racconta Malagutti che “l’anno scorso, un anno di crisi economica, il numero uno di Veneto Banca ha ricevuto qualcosa come tre milioni e 700mila euro di compensi. Una somma che lo colloca ai primissimi posti nella classifica dei manager meglio pagati d’Italia, subito alle spalle di Corrado Passera, il gran capo di Intesa, la banca più importante del Paese”.

Arrivato nella Marca circa 20 anni fa, approdò alla Banca Popolare di Asolo e Montebelluna. Nel frattempo, spiega Malagutti, “uella banchetta di provincia ha cambiato nome. Adesso si chiama Veneto Banca, ma continua a definirsi “local”, con le radici ben piantate nel suo territorio d’origine, tra le piccole e piccolissime imprese. Anche se ormai, a forza di crescere e di comprare altri istituti, le radici della vecchia Popolare di Montebelluna si sono estese a buona parte della Penisola. E Consoli, da tredici anni in sella, prima come direttore generale e poi anche amministratore delegato, adesso gestisce una corazzata con 4miliardi di raccolta, 6.200 dipendenti e 575 filiali, di cui solo un terzo nel Nordest, il resto in Lombardia, Piemonte, Marche e poi giù fino in Puglia e Basilicata. Non manca neppure una discreta presenza all’estero, in Romania, Moldavia, Croazia e Albania. Tutti Paesi non facili dal punto di vista creditizio, ma meta frequente di molti imprenditori nostrani, soprattutto del Nordest, a caccia di investimenti a buon mercato”.

Il boom di Veneto Banca, sottolinea Malagutti, “quello vero, è storia recente, con una decina di acquisizioni nell’arco di quattro-cinque anni. Le ultime della serie, completate tra il 2008 e il 2010, sono le più importanti: Popolare di Intra, BancApulia, Cassa di Fabriano, la torinese Banca Intermobiliare. In sintesi, vuol dire che dal 2006 la raccolta è più che triplicata. La campagna acquisti ha lasciato il segno nel bilancio di Veneto Banca. L’avviamento delle società comprate pesa sui conti per oltre 1,2 miliardi di euro e molti analisti ritengono che Consoli abbia pagato troppo cara la sua espansione a passo di carica. Non per niente le società di rating Standard & Poor’s e Fitch hanno di recente declassato da stabile e negativo il giudizio sulle prospettive di sviluppo del gruppo con base a Montebelluna. Alcune delle banche acquistate hanno bisogno urgente di cure per rimettere in sesto i bilanci. Il rilancio quindi si presenta tutt’altro che semplice. A maggior ragione in una fase di crisi economica”.

Un successo incredibile, che l’ha portato ad essere uno dei più corteggiati banchieri del Nord-Est. Anche il governatore Luca Zaia lo abbia pubblicamente elogiato: sembra infatti che la Lega aspiri a portarlo dalla propria parte. Consoli però, dice Malagutti, “non è uno sprovveduto. E finora si è ben guardato dal farsi coinvolgere: rapporti cordiali, ma niente di più, forse perchè non può fare a meno di ricordare le sue origini meridionali. D’altra parte al banchiere non fa difetto qualche buon aggancio nei palazzi romani, come dimostra l’ottimo rapporto con il giornalista tv Bruno Vespa, che è anche diventato azionista della banca con un pacchetto di azioni valutato intorno agli otto milioni di euro”.

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