I valori del vino italiano alla luce delle sfide e tendenze del panorama globale. Ć il ricco programma di appuntamenti che da oggi al Vinitaly vede protagonista Federvini. Secondo i dati elaborati dallāOsservatorio Federvini in collaborazione con Nomisma e Tradelab, il comparto del vino ĆØ strategico per lāeconomia nazionale: 74mila lavoratori e 16 miliardi di euro di fatturato (il 9% del Food&Beverage italiano) e 8 miliardi di euro di esportazioni (il 16% del nostro F&B). Un settore cardine che nel 2023 ha visto nellāEuropa il suo mercato principale con un peso pari al 41% dellāexport complessivo, seguita dal Nord America (28%), Europa extra UE (21%) e Cina, Giappone e Sud Est asiatico (6%).
Il vino italiano genera un valore aggiunto pari a 14,8 miliardi di euro attivando diverse filiere con un effetto moltiplicatore di 4,1 per il Paese: per ogni euro di valore realizzato dalle imprese vitivinicole si ricavano 4 euro a vantaggio dellāeconomia nazionale.
āIl comparto del vino italiano si conferma resiliente, mostrando una tenuta sul fronte dellāexport nonostante le diverse criticitĆ che hanno segnato lo scenario internazionale – afferma la Presidente di Federvini Micaela Pallini. āLāItalia ha retto il colpo rispetto agli altri Paesi grandi esportatori, Francia in primis. Il malessere nel settore vitivinicolo francese, purtroppo, sembra permanere, nonostante la loro grande capacitĆ di generare valore: dalla distillazione, sono passati a misure quale lāestirpazione, in particolare in alcuni areali produttivi; diversamente la situazione italiana sembra mantenersi in equilibrio, complice anche la scarsa vendemmia. Bisogna perĆ² lavorare piĆ¹ attivamente sulla domanda ed in particolare sulla promozione: si rende necessario emanare quanto prima il decreto sulla promozione OCM vino nei Paesi terzi introducendo quei miglioramenti tanto attesi dal sistema delle imprese affinchĆ© la misura possa dispiegare al meglio i suoi effettiā.
Il vino italiano si ĆØ confermato leader per il trend nellāexport. Nel 2023 i principali mercati mondiali hanno sensibilmente ridotto le loro importazioni rispetto al 2022. In questo quadro le esportazioni dellāItalia (-0.8% in valore e in volume) hanno tenuto molto meglio di Francia (-2,8% a valori e -9% a volumi), Spagna (-3,2% a valori e 4,1% a volumi) e Cile (-22,4% a valori e -18% a volumi).
LāOsservatorio Federvini curato da Nomisma e TradeLab ha dedicato un approfondimento a trend internazionali come quello del consumo dei vini senza alcol o con un ridotto contenuto alcolico. Se guardiamo al mercato statunitense, tradizionalmente dinamico e pioniere di nuove tendenze, nel 2024 si assiste ad una crescita sensibile dei vini dealcolati rispetto a due anni fa (+16% a volumi e +52% a valori nel canale off-premise) in un contesto in cui nellāultimo decennio si ĆØ ridotto il consumo di birra (dallā81% al 70% del totale), sono cresciuti gli spirits (dal 6% al 10%) ed ĆØ triplicato lāacquisto dei prodotti ready to drink (dal 3% al 9%). Discorso diverso invece per i vini low alcohol (fino a 10Ā°), che negli USA segnano una flessione nellāultimo biennio (-15% i fermi e -18% i frizzanti a volumi) sebbene rappresentino un giro di affari superiore ai 2 miliardi di euro allāanno.
Sul fronte europeo anche la Germania vede crescere il gradimento dei vini no alcohol con un +6% a volumi e +17% a valori rispetto al 2022, sempre nel canale moderno (GDO e Discount). Il mercato tedesco apprezza in particolare lo spumante dealcolato con quasi 60 milioni di euro di vendite. Segno positivo anche per gli spumanti a ridotto contenuto alcolico (+2% a volumi e +19% a valori) mentre i vini fermi della stessa categoria soffrono una lieve contrazione (-5% a volumi e -2% a valori). Si posiziona sulla stessa linea anche il Regno Unito con un +6% a volumi dei vini senza alcol nel 2023 rispetto al 2021, seppure il consumo di vini abbia registrato nel complesso una flessione del 5% al cospetto del balzo (+26%) delle bevande ready to drink nel corso degli ultimi dieci anni.
In Italia la produzione di vini dealcolati o parzialmente dealcolati incontra non poche complessitĆ per via di alcuni colli di bottiglia normativi, sebbene il quadro legislativo comunitario lo renda possibile nel rispetto di pratiche enologiche autorizzate (distillazione, osmosi inversa, membrane) e di alcuni obblighi in materia di etichettatura. Tale situazione limita le possibilitĆ commerciali degli operatori nazionali, alcuni dei quali ricorrono a partner esteri per produrre vini dealcolati a tutto vantaggio di aziende straniere.
āStiamo assistendo a nuovi comportamenti del consumatore e a tendenze che sembrano guardare con maggiore curiositĆ a nuove categorie di prodotti, quali ad esempio i vini dealcolati e parzialmente dealcolati, soprattutto nei principali mercati di sbocco del vino quali Regno Unito, Usa e Germaniaā dichiara Micaela Pallini. āAnche se ĆØ presto per dire se siamo di fronte a veri e propri nuovi trend, non possiamo ignorare questi segnali che giungono dal mercato e lāItalia trovandosi attualmente in unāimpasse normativo, si trova in una situazione di svantaggio: ĆØ importante mettere le Aziende nelle condizioni di intercettare e soddisfare le scelte dei consumatori producendo in Italia tali prodotti cosƬ da mantenere nel nostro Paese tutto il valore aggiunto creato. Francia e Spagna, ma anche Germania e Austria giĆ stanno avanti, lāimpostazione piĆ¹ corretta ĆØ quella di analizzare questo fenomeno potendo contare su regole chiare e sicure per affrontare il cambiamentoā.
Quanto ai consumi out of home – mercato complesso e in continua evoluzione – secondo i dati dellāOsservatorio Federvini elaborati da TradeLab, in Italia nel 2023 il vino assume un ruolo centrale, mostrando una crescita dellā1% rispetto allāanno precedente (con le bollicine a +7%). Insieme, i vini fermi e frizzanti rappresentano il 19% del totale delle bevande consumate fuori casa e il 33% di quelle alcoliche. Gli italiani consumano vini, fermi e frizzanti, a pranzo nel 33% dei casi, a cena nel 36% e durante lāaperitivo serale nel 18% delle occasioni.
Secondo una recente rilevazione di TradeLab presso i consumatori, in Italia, interpellato sul fenomeno dei vini low alcohol, quasi la metĆ del campione dichiara di conoscere lāesistenza di vini senza alcol o con ridotta presenza di alcol, anche se soltanto una esigua minoranza, il 5%, ha dichiarato di averli provati. Il 33% si dichiara interessato a consumare vini con bassa gradazione o senza alcol, specie i piĆ¹ giovani, sebbene il 57% degli intervistati non si mostri favorevole. Il 45% del campione, in particolare i giovani, si dichiara convinto che il trend del low alcohol modificherĆ il mix di consumi di bevande nei prossimi anni, la percentuale scende al 37% per i prodotti dealcolati.
La filiera vitivinicola italiana si distingue per la connessione con il tessuto territoriale di riferimento. Lā82% delle aziende per le materie prime agricole e alimentari si approvvigiona da fornitori a livello regionale. Ā Alle politiche di prossimitĆ si aggiunge lāattenzione alla sostenibilitĆ , ambientale e sociale. Lā80% delle imprese vinicole ha adottato azioni per ridurre il proprio impatto ambientale, il 76% ha condotto iniziative finalizzate al benessere dei dipendenti e il 74% ha implementato iniziative a favore delle comunitĆ . Una sensibilitĆ dei produttori che si manifesta anche nella crescita della superficie di terra coltivata per uva da vino secondo metodi biologici, che nel 2022 contava unāestensione di oltre 133mila ettari, con un incremento del 163% rispetto al 2010.
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