Wall Street Journal: con Napolitano Btp a 10 anni a ruba

Pubblicato il 23 Aprile 2013 - 09:47| Aggiornato il 9 Febbraio 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Wall Street Journal: Napolitano presidente, bond italiani a ruba. Con la conferma di Giorgio Napolitano tirano un sospiro di sollievo gli investitori internazionali, in particolare quelli interessati ai nostri titoli di Stato. Lo stallo politico, la certezza che la “vecchia guardia” come la chiama il Wall Street Journal, fosse ormai esanime, in balia di eventi che non controllava più e che i fallimenti a catena “davano l’impressione che il sistema politico italiano, spesso comico, fosse irrecuperabilmente sfasciato” (Wsj). Ora che la prospettiva di un governo è assicurata dalla figura del vecchio presidente rieletto, il Wall Street Journal, bibbia del capitalismo nord americano, dispensa ottimismo e rassicurazioni sul buon impatto che la scelta ha e avrà sui conti italiani e in particolare sulla fiducia conferita ai nostri bond.

Una fiducia, spiegano Charles Forrelle e Nicole Hong, che si estende a tutti i mercati dei paesi del sud Europa dalle finanze tribolate, in particolare la Spagna. “I mercati applaudono” la rielezione, proprio così inizia l’articolo di oggi (23 aprile) dedicato agli sviluppi della situazione politica italiana. Il bond a 10 anni è ai massimi livelli, allo stesso tempo, questo enorme rafforzamento coincide con la necessità, l’urgenza dei gestori di fondi e altri investitori a realizzare profitti quando i titoli di Stato americani offrono rendimenti più bassi di sempre e i consumatori guadagnano pressoché niente coi depositi nelle banche. Il rendimento del bond a 10 anni toccava il 4,08% ieri, uno 0,13% in meno rispetto a venerdì (nella mattinata di martedì 23 aprile è sceso sotto quota 4%). Normale, i rendimenti scendono quando i prezzi salgono. Il titolo italiano sta facendo scendere anche quelli di Spagna e Portogallo. Al punto che il Sole 24 Ore online del 23 aprile, vedendo che i tassi sui bond dell’Eurozona sono in caduta libera, si interroga sulla situazione (“Ora i Pigs piacciono tanto. Merito di Keynes?”) e mette in fila vari segnali:

Il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, dice che «l’austerità ha raggiunto i suoi limiti». L’ultimo G20, anziché attaccare il Giappone per la sua politica monetaria ultraespansiva, ha dato una sorta di silenzio-assenso”.

Rendimenti “sotto steroidi” sostiene Michael Mata, che gestisce un portafoglio da 850 milioni di dollari. La domanda di obbligazioni italiane spinge anche compagnie come la Indesit che ha collocato bond a 5 anni per 300 milioni di euro con interessi al 4,625%, mentre un banchiere del sindacato che ha partecipato alla vendita confessa che la domanda aveva raggiunto i 2,4 miliardi di euro. In ogni caso, dal momento che la “bomba atomica” della Bce ha funzionato (ha fatto da garante sui debiti sovrani senza che nessuno accedesse al prestito) quella zavorra pericolosa del nostro 127% di debito pubblico rispetto al Pil, fa molta meno paura, adesso che la “vecchia guardia” guidata da Napolitano assicura un governo e fa dire a gente come Robert Tipp (chief investment strategist at Prudential Fixed Income in Newark) che “nonostante le difficoltà in Spagna e Italia, sembra davvero che stiano trovando una strada per uscire da questa situazione”.