Whirlpool licenzia: chiude stabilimento Embraco di Riva di Chieri, a casa 497 lavoratori

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Whirlpool licenzia: chiude stabilimento Embraco di Riva di Chieri, a casa 497 lavoratori

TORINO – Brutte notizie per i lavoratori Whirlpool. Embraco, azienda del gruppo americano del bianco, ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Riva di Chieri (Torino), dove si producono compressori per frigoriferi, e il licenziamento di 497 lavoratori su un totale di 537.

Ora ci sono i 75 giorni, come previsto dalla procedura di mobilità, per cercare di trovare una soluzione fra le parti: la prossima settimana ci sarà il primo incontro all’Unione Industriale di Torino.

Il ministero dello Sviluppo Economico è subito intervenuto e ha convocato un incontro per venerdì alle 14: “Il ministro Calenda si sta impegnando per coinvolgere nella vicenda Whirlpool Usa“, ha dichiarato il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino.

“Prima di arrivare a questa decisione sono stati attentamente valutati diversi scenari alternativi, ma non c’erano altre soluzioni appropriate. L’Italia rimane per noi un Paese importante, manterremo qui una presenza, con un ufficio commerciale per continuare ad assistere la nostra clientela”, precisa dal canto suo l’azienda.

Sul piede di guerra Fiom e Uilm: “Serve un intervento di Palazzo Chigi”, afferma il segretario della Fiom torinese, Federico Bellono, mentre Dario Basso, numero uno della Uilm provinciale, accusa l’azienda di avere sempre avuto un comportamento intransigente.

Davanti ai cancelli a Riva di Chieri si sono subito riuniti i lavoratori che da quasi tre mesi, giorni di festa compresi, presidiano la fabbrica, dove nei giorni scorsi ha portato la solidarietà della Chiesa torinese anche l’arcivescovo Cesare Nosiglia.

Giovedì 11 gennaio ci sarà un primo incontro con i sindacati davanti allo stabilimento e venerdì un’assemblea per decidere iniziative di lotta contro la decisione dell’azienda.

Tre mesi fa Embraco aveva annunciato l’intenzione di ridurre i volumi produttivi dello stabilimento torinese e di delocalizzare l’attività in altre fabbriche del gruppo. Una scelta che ha reso impossibile l’utilizzo dei contratti di solidarietà applicati fino all’autunno.

La notizia dei licenziamenti collettivi, per i sindacati, era nell’aria: l’azienda aveva infatti prorogato la chiusura dopo le festività fino al 12 gennaio, utilizzando ferie e permessi.

 

 

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