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Marchionne può tutto?

di Maria Elena Perrero |26 Febbraio 2012 15:50

Ci sono segnali, parole e gesti che svelano in modo certo il modo di essere, la sensibilità di una persona.

Marchionne, il signor Fiat, con o senza barba e maglioncino, ha il pregio non solo di dire quello che pensa, ma di farlo con rara brutalità, anzi, per non lasciare margine al dubbio, non solo dice quello che pensa, ma lo fa, fregandosene dei partiti, dei sindacati, ma anche dei tribunali, delle sentenze, forse della stessa Costituzione.

Al diavolo queste anticaglie, questo è il momento per ” Commissariare tutto e tutti!”.

Così, dopo aver sbattuto fuori dalle sue aziende la FIOM, cioè il sindacato più rappresentativo, ha anche deciso di non far rientrare in fabbrica i tre operai di Melfi che pure hanno visto riconoscere il loro diritto al reintegro da più tribunali.

“Li pagheremo, ma non rientreranno…”, parole che forse il veccho Valletta avrebbe esitato a pronunciare, anche perché i governi e la politica di allora avrebbe almeno fatto finta di protestare.

Come se non bastasse la Magneti Marelli ha comunicato che, su ordine della azienda madre Fiat, ha provveduto a rimuovere l’Unità dalle bacheche.

Per non lasciare nulla al caso il signor Bombassei, candidato di Marchionne alla presidenza di Confindustria, ci ha fatto sapere che nelle sue fabbriche non avrebbe mai fatto esporre l’Unità, giornale per altro che veniva affisso in quella bacheca da mezzo secolo.

Queste sono parole e modi tipici di altri stagioni, anzi per la verità persino in quelle stagioni i protagonisti si sarebbero vergognati di dire simili fesserie che hanno il solo scopo di provocare, di umiliare gli interlocutori, di schiacciare ogni dissenso, di cercare una rivincita ideologica, fuori tempo e fuori contesto.

Dal momento che Marchionne e Bombassei, per non parlare del governo Monti, godono di vasti e trasversali consensi, anche nel centro sinistra, sarà forse il caso che qualcuno di autorevole provi ad alzare la voce e ad invitare anche “le oligarchie” a ritrovare il senso della misura, a non oltrepassare i confini della Costituzione, dello stato di diritto e magari anche della buona educazione.

 

 

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