Carbone. Prezzo 1 tonnellata, Europa 80 € resto del mondo 20 €, sporco di sangue

Carbone sporco di sangue: una tonnellata in Europa 80 €, resto del mondo 20 €
Carbone sporco di sangue: una tonnellata in Europa 80 €, resto del mondo 20 €

ROMA – Carbone sporco di sangue: una tonnellata in Europa 80 €, resto del mondo 20 €. Il crollo della miniera di carbone di Soma in Turchia, le 283 bare , i dispersi intrappolati nelle viscere della terra, rinviano a un paesaggio ottocentesco che credevamo dimenticato, archiviato dal secolo del petrolio e dal sogno di una energia pulita. La realtà energetica si incarica di smentire questa falsa percezione: i dati dell’ Agenzia internazionale dell’energia dicono che nel 2013 il “king coal” rappresentava il 28,8% del consumo energetico globale, e addirittura il 42% della produzione di elettricità (e, come effetto collaterale, il 44% delle emissioni di monossido di carbonio responsabile del gas serra e del riscaldamento terrestre).

Il fatto è che di carbone c’è ancora ampia disponibilità a costi contenuti: ma se l’Occidente ha praticamente smesso di estrarlo, nel resto del mondo si scava a ritmi vertiginosi specie per alimentare la fame di energia dei paesi prepotentemente affacciatisi alla industrializzazione (Cina, India, Brasile ecc…). Per l’Occidente dei diritti (che fra l’altro deve scavare più in profondità dato l’esaurimento dei vecchi giacimenti) conviene importarlo dal resto del mondo: una tonnellata di carbone estratta nelle miniere del Galles costa 80 euro, in Sudafrica o in Australia 20 euro, spese di trasporto comprese.

La tragedia turca dimostra come manodopera sottopagata e assenza pressoché totale di misure di sicurezza consentano questo spread nei costi. Una tragedia annunciata in Turchia, visto che dal 1997 al 2012 le morti bianche in miniera sono state 2333. Non si spende, fuori dall’Europa, per consolidare le gallerie, approntare squadre di pronto intervento, monitorare le fuoriuscite di gas, salvaguardare la salute degli addetti. Impressionante il ricordo di un minatore del Sulcis sardo (l’ultima miniera italiana ancora attiva) in visita a una miniera africana in Namibia.

Una frana aveva chiuso sottoterra da qualche parte 15 minatori neri, e intanto si continuava a estrarre minerale. Il nostro conterrà forse molto zolfo ma in Italia importiamo milioni di tonnellate di carbone macchiato di sangue. (La Stampa)

 

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