Energia del futuro, idrogeno invece di petrolio, pannelli fotovoltaici sul 30% dei tetti in Italia basterebbero

Energia del futuro, idrogeno invece di petrolio, pannelli fotovoltaici sul 30% dei tetti in Italia, basterebbero per le nostre case

di Carlo Valentini
Pubblicato il 26 Dicembre 2023 - 15:22
Energia del futuro, idrogeno invece di petrolio, pannelli fotovoltaici sul 30% dei tetti in Italia, basterebbero per le nostre case.

Energia del futuro, idrogeno invece di petrolio, pannelli fotovoltaici sul 30% dei tetti in Italia, basterebbero per le nostre case

Energia del futuro, idrogeno invece di petrolio, pannelli fotovoltaici sul 30% dei tetti in Italia, basterebbero per le nostre case.

Di più, nel settore del Carbon Capture and Storage (CCS) l’Italia avrà un ruolo centrale nel mondo intero, prevede Guido Cagnani, ad di Sicim.

Sicim e leader mondiale nella progettazione e costruzione di impianti per trattamento, trasporto e distribuzione di petrolio, gas, acqua, 26 basi nel mondo, 7 mila dipendenti, 1,3 miliardi di euro di fatturato.

Cagnani è stato intervistato da Carlo Valentini per Italia Oggi. Ha detto:

“I primi passi si sono fatti con l’iniziativa promossa da Eni e Snam attraverso una collaborazione paritetica per trasformare Ravenna nel principale centro operativo nel Mediterraneo e uno dei più estesi a livello mondiale per lo stoccaggio della Co2.

Il primo traguardo è quello di catturare 25mila tonnellate di Co2 provenienti dalla centrale Eni di Casalborsetti e inserirle nel giacimento a gas esaurito. 

“Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, il CCS sarà cruciale per la transizione energetica e il nostro Paese potrà giocare una partita importante, segno di rinnovato fermento che avrà sul lungo periodo dei risultati tangibili”: 

Guido Cagnani è managing director e vicepresidente di Sicim, l’azienda fondata dal nonno nel 1962, sedi a Busseto (Parma) e Milano, 

E una commessa appena vinta in Iraq da 619 milioni di dollari. Essa riguarda in particolare i piani di compressione e disidratazione di gas grezzo nell’area meridionale, a nord-ovest di Bassora, dove si trova uno dei giacimenti di gas più grandi del mondo.

Altri impianti riguardano il petrolio: “L’Iraq è un grande Paese- dice Cagnani- è tra i primi 5 maggiori produttori di petrolio (con Stati Uniti, Russia, Arabia Saudita e Canada) e il secondo dell’Opec (dopo l’Arabia). Da anni lavoriamo lì, con grande soddisfazione”. Un altro appalto riguarda la Guyana:

“Consiste – aggiunge Cagnani- nella realizzazione di infrastrutture sia in mare che a terra, che forniranno gas dagli attuali offshore, ossia dai giacimenti nell’Oceano, a un impianto integrato onshore che si occupa del trattamento e del frazionamento del gas naturale, oltre che a una centrale elettrica.

“Ciò consentirà di fornire al Paese una fonte di energia affidabile e a basso costo, rispettando l’accordo di Parigi per contenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto della soglia di 2 gradi”.

Domanda. Ci sono preoccupazioni per le turbolenze geopolitiche?

Risposta. Sì, ma nonostante le preoccupazioni, la nostra impresa sta eseguendo progetti in più di 10 Paesi, consentendo di ridurre l’esposizione ai possibili rischi legati alle singole nazioni.

 In questi ultimi anni abbiamo dovuto fronteggiare ritardi e rialzi dei costi a causa della scarsità dei materiali e delle mutate rotte logistiche, tuttavia nessuna commessa ha mai dovuto essere cancellata.

D. Quali sono le prospettive nazionali in campo energetico?

R. L’ultimo report Enea indica che, se si installassero pannelli fotovoltaici sul 30% della superficie dei tetti degli edifici ad uso abitativo in Italia, l’intero fabbisogno elettrico del comparto residenziale potrebbe essere soddisfatto. 

In realtà ci sono troppi vincoli che limitano un’adozione capillare delle energie rinnovabili e sino a quando non saranno davvero diffuse a tutti i livelli si dovrà fare ancora affidamento alle energie tradizionali.

Anche l’eolico rappresenterebbe una soluzione praticabile, ma gli elevati investimenti iniziali sono un limite spesso invalicabile. 

Le soluzioni ci sono, però sarebbe  necessario avere una visione non miope e accompagnare la progressiva adozione di queste nuove fonti con un utilizzo più consapevole delle fonti attuali.

D. Com’è cambiata la geografia del petrolio?

R. Gli Stati Uniti hanno preso il posto della Russia come primo esportatore in Europa (contribuendo all’11% delle importazioni), seguiti da Norvegia e Arabia Saudita. Volgendo lo sguardo all’Italia, l’Iraq è diventato il principale esportatore verso l’Italia, registrando un notevole aumento del 15% tra il 2021 e l’inizio del 2023. 

Anche le importazioni dagli Stati Uniti hanno altresì registrato un notevole incremento (pari al 140%), posizionando gli USA tra i primi cinque Paesi esportatori di petrolio verso l’Italia. 

Ma la crescita percentuale più significativa è stata quella del petrolio proveniente dal Kazakistan, con un impressionante aumento del 460% rispetto al 2021, posizionandosi ora come il sesto esportatore in Italia.

D. In futuro sarà l’idrogeno a primeggiare?

R. L’utilizzo dell’idrogeno è l’alternativa più valida e più in sintonia con le trasformazioni attese nella nostra società. 

Lo sviluppo dell’economia dell’idrogeno supporterà il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, in particolare per quei settori definiti hard-to-abate, ovvero difficili da elettrificare, come l’industria pesante, gli autotrasporti a lunga distanza, il trasporto marittimo e l’aviazione. 

La Commissione europea ha avviato la prima asta della European Hydrogen Bank, offrendo un incentivo economico di 800 milioni di euro per coloro che si impegnano nella produzione di idrogeno rinnovabile. 

La visione europea inizia dunque a delinearsi sempre di più oltre le linee guida già predisposte dal Green Deal. 

Sebbene nel corso del 2022 la percentuale dell’idrogeno nel consumo energetico europeo sia stata inferiore al 2%, Bruxelles è orientata verso lo sviluppo del settore, con la volontà di realizzare la produzione di 10 milioni di tonnellate e l’importazione di una quantità equivalente entro il 2030. 

Per tagliare questo traguardo servono una strategia nazionale, una visione europea comune maggiormente centralizzata e una governance chiara che promuova il dialogo fra le filiere e gli enti.

D. In Italia si stanno realizzando infrastrutture orientate all’idrogeno?

R. I quattro progetti di pipeline, in fase di realizzazione per conto di Snam lungo la costa adriatica, tra i comuni di Ravenna e Fano e da San Benedetto del Tronto a Chieti, sono già concepiti per il futuro trasporto di miscele con vario tenore di idrogeno. 

Inoltre Sicem ha aderito all’ European Clean Hydrogen Alliance, un’iniziativa europea che mira ad accelerare la decarbonizzazione attraverso l’idrogeno rinnovabile. Un impegno concreto verso la neutralità climatica entro il 2050

D. L’intelligenza artificiale sta cambiando il modo di operare?
R. Siamo solo agli inizi. Tra i possibili ambiti applicativi c’è sicuramente quello ambientale, dove le nuove tecnologie potrebbero ridurre gli impatti delle attività produttive, abbattendo il consumo di energia e le emissioni inquinanti. 

In aggiunta, l’analisi dei dati può anticipare eventuali problematiche ambientali, dando maggiore capacità di azione alle aziende per adottare precauzioni per attutire gli effetti negativi sull’ambiente. Infine, nel campo della sicurezza vi saranno un drastico cali di infortuni e un perfezionamento delle prestazioni operative.

D. Quali sono le strategie di sviluppo del gruppo?

R. Stiamo raccogliendo nuove opportunità in Kazakhstan, Arabia Saudita e Messico. Inoltre consolideremo la nostra presenza anche negli altri territori dove operiamo, puntando a nuove commesse di più ampia portata e di maggiori complessità. 

Infine in Italia, che rappresenta il 10% del nostro volume d’affari, stiamo registrando una rinascita delle attività rivolte alle infrastrutture.

D. Nessuna tentazione per Piazza Affari?

R. No, continueremo a crescere con nostre risorse.

da Italia Oggi