Eni, Descalzi: “Grandi produttori cooperino per la stabilità del mercato”

Eni, Descalzi: "Grandi produttori cooperino per la stabilità del mercato"
Descalzi (LaPresse)

ROMA – L’Amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, richiama l’esigenza di cooperazione tra i grandi produttori mondiali dell’oil&gas, l’Opec, gli Stati Uniti e la Russia, per evitare il ripetersi di movimenti “destabilizzanti” dei prezzi come accaduto recentemente con il recente collasso delle quotazioni del petrolio.

Descalzi, in un’intervista all’Financial Times, dice di attendersi un recupero delle quotazioni del petrolio fino a raggiungere nel prossimo anno i 70$ al barile, dopo la caduta di quasi il 50% che si è verificata a partire dalla scorsa estate. Una diminuzione nella produzione americana di shale , il miglioramento della domanda e la riduzione delle spese nei progetti porteranno al recupero dei prezzi.

Descalzi dice che è ormai chiaro che l’Opec, guidato dall’Arabia Saudita, non intende più – o non è più nella posizione – di operare come lo swing producer mondiale. Dopo la decisione di novembre di non tagliare la produzione a fronte del surplus delle forniture statunitensi e della debolezza superiore alle attese della domanda cinese, il mercato, vulnerabile alle più forti oscillazioni in ragione della crescita dei contratti future e degli altri derivati finanziari, manca della sua forza di stabilizzazione.

Descalzi non suggerisce esplicitamente una cooperazione formale sulla produzione tra l’Opec e gli altri Paesi produttori ma dice che un orientamento al mercato è essenziale per incoraggiare gli investimenti da parte dell’industria e per evitare nel futuro forti rialzi dei prezzi.

“Abbiamo bisogno di stabilità per la nostra industria, e la stabilità significa avere un orientamento”, dice Descalzi, riferendosi agli enormi volumi produttivi dagli stati Uniti, dalla Russia e dall’Opec. “Abbiamo bisogno di cooperazione tra tutti i produttori per stabilizzare il mercato”, dice.

Il mese scorso Eni è diventata la prima major dell’energia a tagliare il proprio dividendo, per il 2015, in risposta alla riduzione dei flussi di cassa, decisione che Descalzi descrive come “non facile” ma che ha incontrato una reazione positiva da parte degli investitori.

Descalzi intravede in generale

“una finestra di opportunità” nel settore per ulteriori acquisizioni dopo l’operazione di Shell su BG, sostenendo che gli asset negli Stati produttivi di shale negli Usa e quelli del Golfo del Messico sono target più probabili rispetto a quanto lo siano le compagnie europee. Eni, in ogni caso, “non ha bisogno” di acquisizioni dopo la serie importante di scoperte effettuate nell’Africa sub-sahariana. Eni ha anche pianificato 8 miliardi di euro di dismissioni.

Eni potrebbe essere interessata a tornare in Iran nel momento in cui le sanzioni dovessero essere sollevate e Tehran offrisse i Production Sharing Contracts. “Questa sarebbe la via più veloce per ripartire in Iran”, dice Descalzi, che ha incontrato il Ministro del Petrolio iraniano Bijan Zanganeh in occasione di una riunione dell’Opec a lo scorso anno.

In termini geopolitici, la maggiore preoccupazione di Eni è la Libia, dove la società continua a produrre circa 300 mila barili di olio equivalente al giorno malgrado la guerra civile nel paese.

“Ci preoccupiamo tutti i giorni, ogni secondo, di quello che sta accadendo in Libia”, dice Descalzi. “La prima nostra preoccupazione è la sicurezza delle nostre persone, poi quella dei nostri asset”.

Descalzi vorrebbe vedere la comunità internazionale compiere uno sforzo più “rapido” per raggiungere un accordo di pace in Libia, ma è anche irremovibile nel pensare che Eni – che opera in Libia da oltre 50 anni – non vedrà la situazione libica deteriorarsi a tal punto da dover chiudere la produzione.

Eni in Libia produce gas destinato anche al mercato elettrico domestico, consentendo a Tripoli di rimanere illuminata, il che dovrebbe renderla meno a rischio di attacchi.

“I libici proteggeranno i propri asset, è la cosa più importante che hanno”.

Descalzi si augura che le sanzioni contro la Russia possano essere sollevate già quest’anno.

“Spero che la situazione nell’area possa consentire all’Europa e agli Stati Uniti di alleggerire le sanzioni, vorrebbe dire non avere guerra, non avere combattimenti”.

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