Gasdotto South Stream: Gazprom ha fretta, cancellata la tratta Grecia-Puglia

Pubblicato il 9 Novembre 2012 - 16:29 OLTRE 6 MESI FA
Il tracciato del gasdotto South Stream (infografica Sole 24 Ore)

MOSCA – Il gasdotto South Stream deve funzionare a pieno regime già dal 2015: Gazprom ha fretta, perché teme che l’Unione Europea metta in discussione il quasi totale monopolio della Russia nella fornitura di gas, diversificando le fonti di approvvigionamento, i fornitori, i gasdotti.

Un progetto da 16 miliardi di euro, 10 per la parte sottomarina e 6 per la parte terrestre, che dovrà pompare 63 miliardi di metri cubi all’anno: questo è South Stream, la “sorgente del Sud”, il gasdotto che, passando per il Mar Nero, consente alla Russia di bypassare l’Ucraina, vicino troppo inquieto e ribelle al dominio russo. Dall’Ucraina oggi passa l’80% del gas russo diretto all’Europa.

La novità è che è ufficiale che South Stream, nel suo tracciato, passerà solo per pochi km in Italia. Per l’esattezza 11, dal confine sloveno a Tarvisio, in Friuli.

È stata cancellata infatti la tratta che dalla Bulgaria doveva passare dalla Grecia per poi arrivare, attraverso il Mar Ionio, a Otranto, il punto più a est dello Stivale.

Lo ha annunciato Leonid Chugunov, capo del progetto della Gazprom, spiegando che il braccio sud “non è economicamente sostenibile”, visti gli attuali consumi di gas e a causa di progetti alternativi come il Tap (il gasdotto Trans Adriatico, che arriva sempre in Salento, un progetto svizzero-norvegese).

Resta invece immutato il percorso Nord, che passa per Bulgaria, Serbia, Ungheria e Slovenia, arrivando a Tarvisio. La cerimonia di avvio dei lavori è prevista il 7 dicembre ad Anapa, sulla costa russa del Mar Nero, punto dal quale South Stream si tuffa in mare per poi riemergere nei Balcani.

Ancora in discussioni le opzioni che prevedono una ramificazione che dall’Ungheria arriva a Baumgarten in Austria, il troncone Serbia-Croazia e il “percorso breve” Russia-Romania-Serbia.

South Stream è un progetto che riguarda l’Italia da vicino perché, insieme ai francesi di Edf e ai tedeschi di Wintershall, c’è l’Eni di Paolo Scaroni fra i partner nell’investimento. Scaroni che insieme agli altri incontrerà il prossimo 14 novembre i vertici di Gazprom per chiudere le trattative sulle coperture finanziarie dell’opera.

Bisogna correre, prima che l’Europa si svegli e faccia un piano energetico che possa liberarla dalla dipendenza dal gas.