Referendum sul nucleare: quesito dell’Idv supera il quorum di firme

Risultati positivi, in Cassazione, dal controllo delle firme per il referendum contro il ritorno al nucleare – deciso dal governo Berlusconi – depositato lo scorso 29 luglio dall’Italia dei valori di Antonio Di Pietro, insieme ai quesiti sul legittimo impedimento e sulla privatizzazione dell’acqua. Ufficiosamente, infatti, si è appreso che è stato raggiunto e superato il quorum delle 500 mila firme necessarie e che molto bassa è stata la percentuale delle sottoscrizioni annullate.

Entro la fine del mese, inoltre, potrebbe terminare anche il conteggio delle firme per gli altri due quesiti e, dunque, in primavera si potrebbero aprire le urne referendarie. ”Ormai sono più di dieci anni che raccogliamo nelle piazze italiane le firme dei cittadini e abbiamo imparato a farlo bene: se per il nucleare, che era il quesito che aveva raccolto meno firme degli altri due, i controlli hanno rilevato che il quorum è stato superato, allora vuol dire che, a maggior ragione, lo stesso risultato sara’ centrato sul legittimo impedimento e sull’acqua che avevano raccolto un consenso maggiore”, commenta Ivan Rota, responsabile organizzativo dell’Idv.

L’onorevole dipietrista inoltre ricorda che ”dei circa due milioni di firme depositate dall’Idv in Cassazione, circa 580 mila si riferivano al nucleare, oltre 800 mila al legittimo impedimento e poco meno al quesito contro la privatizzazione dell’acqua”. ”Entro sei mesi dalla certificazione delle firme da parte della Cassazione, e della correttezza dei quesiti referendari da parte della Consulta, la legge – spiega Rota – impone con chiarezza di andare alle urne. E’ un percorso automatico che non può essere bloccato nemmeno nel caso in cui ci sia la crisi di governo”.

Alle urne per la fuoriuscita dal nucleare, gli italiani ci sono già andati l’8 e il 9 novembre del 1987, dopo l’allarme suscitato dall’esplosione del reattore di Chernobyl, in Ucraina dove sono ancora presenti tracce di radioattività. In particolare, 23 anni fa votarono ‘no’ all’energia atomica quasi 21 milioni di cittadini su un totale di 46 milioni di aventi diritto al voto. In cinque milioni, invece, optarono per rimanere nel nucleare e in sedici milioni decisero di non andare a votare. Dopo un mese esatto, il 9 dicembre, il Presidente della Repubblica di allora, Francesco Cossiga, firmò i decreti abrogativi delle norme sul nucleare.

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