In questi giorni si è detto e scritto che la Fiat non avrebbe gradito gli articoli di Massimo Mucchetti su Sergio Marchionne. Ora il Fatto quotidiano dà per certa una reazione del direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli contro gli azionisti.
Secondo quanto scrivono Stefano Feltri e Giovanni Lantini, in un incontro in via Solferino a Milano, con i giornalisti da Roma in collegamento, il direttore avrebbe parlato di “assai seri fatti accaduti recentemente, in casa nostra”. Se le parole sono state davvero queste, quale sarebbe il riferimento del numero uno del quotidiano? Si tratta – stando alla ricostruzione del Fatto – della presunta lettera, mai confermata ufficialmente, che sarebbe stata scritta da John Elkann, presidente di Fiat e secondo azionista della Rcs, che edita il Corriere della Sera.
De Bortoli, raccontano Feltri e Lantini, avrebbe parlato di un “establishment economico e finanziario [che] mostra di gradire poco le voci libere e le critiche: preferisce gli amici e i maggiordomi”.
A chi avrebbe alluso il direttore? Membri del consiglio d’amministrazione di Rcs che fanno parte dell’establishment economico e finanziario in effetti ci sono: da Cesare Geronzi a Giovanni Bazoli, da Diego Della Valle a Marco Tronchetti Provera.
“Il direttore, tornato a guidare il giornale nel 2009 grazie soprattutto all’accordo tra Bazoli e Geronzi, sceglie di legare i suoi due problemi principali: i rapporti con la proprietà e la riorganizzazione del giornale, che è ancora in stato di crisi, chiedendo ai giornalisti di votare in un referendum “sul piano editoriale, sul piano di mediazione e sulla fiducia al direttore””, spiega Il Fatto.
De Bortoli poi avrebbe aggiunto che il Corriere “ha criticato la Fiat, Intesa Sanpaolo e altri nostri azionisti. Ha condotto coraggiose inchieste su Finmeccanica ed Eni”. E ancora: “Sfido altri giornali a fare altrettanto con i loro padroni, a indagare, per esempio sul business delle energie alternative”.
Inoltre De Bortoli ha chiesto ai giornalisti di votare in un referendum sul piano editoriale e di rilancio del Corriere e avrebbe riproposto, secondo il Fatto, il suo “documento di mediazione” (bocciato con uno sciopero in autunno) anche nell’incontro di via Solferino. Il direttore chiede più giovani e a meno costi. “Solo se apriremo ai giovani (al Corriere sotto i 30 anni ne abbiamo soltanto quattro, di cui due contratti a termine, l’1,2 per cento), non se inseguiremo le paure e le bizze degli anziani, tra i quali mi ci metto anch’io. Chi avrà talento, qualità, e innovazione vincerà. Chi si chiuderà su se stesso sarà condannato al declino”, ha detto.