Nabokov scrittore e scienziato: confermata la sua teoria sull’evoluzione delle “farfalle blues”

ROMA – Il nome di Vladimir Nabokov è inevitabilmente legato alla sua fama letteraria e al suo celebre romanzo “Lolita”, ma pochi sanno della sua passione per i lepidotteri e che nel 1945 formulò una teoria scientifica sull’evoluzione delle farfalle ‘blues’. Nabokov riteneva che le blues Polyommatus fossero migrate dall’Asia centrale al Cile passando dallo stretto di Bering ben 10 milioni di anni fa.

Peccato che la comunità scientifica dell’epoca diede poco credito alle parole di uno scrittore e giudicò la sua teoria come inconsistente, credendo che fosse più probabile l’eventualità che le farfalle avessero attraversato l’Oceano Pacifico. A dar credito alla teoria di Nabokov ci ha pensato Naomi Pierce, dell’università Harvard, che attraverso lo studio del dna di alcune specie di farfalle ha recentemente dimostrato la validità delle ipotesi dello scrittore.

Il team guidato dalla Pierce ha tracciato l’albero evolutivo delle farfalle ‘blues’, cercando di stimare dal dna il punto in cui la specie ha modificato la sua evoluzione, confrontando le sequenze genomiche di lepidotteri catturati in diverse spedizioni in Cile con quelli conservati in importanti musei di storia naturale.

Le ipotesi più accreditate sostenevano che le differenti specie di lepidotteri si fossero evolute nelle foreste amazzoniche, ma le ricerche degli scienziati di Harvard hanno evidenziato che le specie asiatiche e quelle americane posseggono un ‘antenato’ comune. Questo ha permesso di stabilire che si siano verificate cinque grandi migrazioni di farfalle dall’Asia all’America, proprio come Nabokov aveva teorizzato.

Studiando le condizioni climatiche dello stretto di Bering i ricercatori hanno verificato che le temperature di 10 milioni di anni fa erano decisamente più miti di oggi, e favorevoli alla sopravvivenza delle farfalle, che non hanno trovato difficoltà nel migrare verso il nuovo mondo.

Una rivincita per Nabokov, che dal 1942 al 1948 fu direttore del Museo di Zoologia di Harvard, definiti dallo scrittore “gli anni più belli della mia vita”. Un hobby che lo ripagava di 1000 dollari l’anno, ma che gli permise di approfondire la sua passione per l’entomologia nata da ragazzo, quando facendo visita al padre, prigioniero politico durante la rivoluzione russa, gli portò in dono una farfalla.

Passione che da quel giorno lo scrittore non abbandonò più e probabilmente, se non fosse stato esiliato nel 1919 dalla Russia con la sua famiglia, sarebbe divenuta la sua professione, che avrebbe privato il mondo letterario delle sue opere, ma avrebbe arricchito il mondo scientifico di un più che valido tassonomista ed entomologo.

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