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Alberto Cirio, governatore Piemonte come Aldo Moro: il volantino a Torino, indaga la Digos FOTO

Alberto Cirio come Aldo Moro. Il governatore del Piemonte ostaggio delle Br in un volantino apparso a Torino. 

Alberto Cirio, su un volantino a Torino il volto del presidente della Regione come Aldo Moro, lo statista democristiano rapito e ucciso 42 anni fa. 

L’immagine tristemente celebre che lo ritrae durante la prigionia, con la scritta Brigate Rosse e la  stella a cinque punte sullo sfondo, è apparsa nella serata di ieri, mercoledì 30 settembre, in strada a Torino.

Cirio come Aldo Moro, la reazione del governatore del Piemonte

“Qualcuno forse pensa di fermare il Piemonte e i piemontesi con le intimidazioni – è la reazione di Cirio -. Ma, ci ha insegnato Aldo Moro, ‘la vera libertà si vive faticosamente tra continue insidie’. E la nostra terra va avanti”.

Unanime la condanna del mondo politico.

Dal centrodestra al centrosinistra sono numerosi i messaggi di condanna del gesto e di solidarietà nei confronti del governatore.

“Sono vicino all’amico fraterno Alberto Cirio. Le minacce di morte dei simpatizzanti delle Brigate rosse non lo spaventeranno. Lo incoraggeranno a fare ancor di più per il suo Piemonte”, scrive su Twitter Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia, il partito del governatore.

“Lo spregevole volantino intimidatorio trovato dimostra come ancora oggi il clima di odio violenza degli anni di piombo si annidi in alcuni ambienti che arrivano ad usare un omicidio per minacciare le istituzioni”, aggiunge il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.

La vicepresidente del Senato Anna Rossomando del Pd invita a “non sottovalutare il grave atto”.

Indaga la Digos

La Digos della Questura di Torino ha subito avviato le indagini per risalire agli autori del volantino, comparso in corso Regina Margherita, nelle vicinanze del centro sociale Askatasuna.

Le minacce si aggiungono a quelle rivolte in queste ore, sempre a Torino, a rappresentanti della Giustizia e di altre istituzioni dello Stato.

Un plico, contenente due proiettili, intercettato al Tribunale di Sorveglianza e indirizzato alla giudice Elena Binu – ora sotto scorta – la toga che nelle scorse settimane ha negato le misure alternative alla detenzione per Dana Lauriola, portavoce del movimento No Tav e del centro sociale torinese Askatasuna.

Poche ore dopo, nei pressi del Palagiustizia, sono comparsi manifesti, a firma del sedicente “Nuovo Partito Comunista”, che accusano i rappresentanti delle istituzioni cittadine di far parte della “mafia del Tav”.

Con tanto di foto, tra gli altri, del prefetto Claudio Palomba, del questore Giuseppe De Matteis, del procuratore generale Francesco Saluzzo e del presidente del tribunale Marco Viglino.

Gli investigatori non escludono al momento nessuna ipotesi.

Neppure quella che i gesti intimidatori siano tra loro collegati.

“Solidarietà senza se e senza ma al Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, ritratto in un volantino nella stessa posizione di una foto scattata ad Aldo Moro nel 1978 nella prigione brigatista”.

Così, in una nota, il capogruppo di Liberi e Uguali alla Camera, Federico Fornaro.

“Bisogna tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica e degli investigatori affinché nessuno possa strumentalizzare il disagio sociale per obiettivi violenti e anche solo fantasticare di far rivivere nel nostro Paese la drammatica stagione degli anni di piombo”.

Le parole di condanna dell’arcivescovo di Torino

“Crescono nella nostra città le parole e i gesti che inneggiano e richiamano alla violenza, tanto mediatica quanto fisica”.

“Di fronte a questi fatti sento il dovere, come pastore di questa Chiesa, di chiedere al Signore della pace e della fratellanza di sostenere quanti operano per il bene comune e si impegnano a far sì che Torino continui ad essere una città concorde e rispettosa delle leggi, dell’accoglienza reciproca e della dignità di ogni cittadino”.

A dirlo è l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia (fonte: Ansa)

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