Ascoli, il ritratto del Duce “torna” a scuola: in città è scontro

Il ritratto di Mussolini a cavallo (Ansa)

ASCOLI PICENO – Continua a far discutere la ricollocazione nell’Aula magna dell’Istituto tecnico commerciale e per geometri ‘Umberto primo’ di Ascoli Piceno di un dipinto con Benito Mussolini su un cavallo bianco e armato di spada, realizzato da Aldo Castelli nel 1937 e rimesso dove era stato tolto dopo la caduta del regime. Un’iniziativa voluta dal preside Arturo Verna, già vice sindaco di Colli Del Tronto, duramente contestata dall’Anpi e ora anche dal Pd e dalle segreterie della Cgil e della Flc Cgil (il sindacato della scuola) del capoluogo.

Mentre il presidente della Provincia Piero Celani (Pdl) difende l’operazione e indirettamente anche il Ventennio, dove ”liberi pensatori” – dice all’Ansa – collaborarono all’architettura del potere ”senza imposizioni”, il preside insiste che si tratta di ”un fatto d’arte e di cultura”, e poi, sostiene, quello di Mussolini ”è un ritratto idealizzato, un’allegoria del Fascismo e della sua riforma scolastica”, tesa ad equiparare ”licei e istituti tecnici”.

Ma Cgil e Flc si uniscono all’Associazione partigiani nel chiedere a gran voce che la tavola (divisa in due parti) venga spostata altrove. Il sindacato si dice ”stupito” che tutto cio’ avvenga in una scuola pubblica, ”dove non manca certo la capacita’ di valutare la portata simbolica di quella raffigurazione e il contrasto con i valori contenuti nella Costituzione repubblicana e antifascista”. ”Con queste polemiche – replica il presidente Pdl della Provincia di Ascoli Piceno Piero Celani – stiamo dando ai giovani l’immagine di una lacerazione e di una divisione che nel 2012 non hanno più senso. Ci si vuole a tutti costi continuare a dividere su questioni storiche. E’ ormai tempo che la storia venga accettata, fermo restando che ognuno fara’ le proprie considerazioni”.

Venerdì 12 ottobre, Celani ha preso parte alla cerimonia di restituzione in quanto la Provincia è proprietaria di una delle due tavole che compongono il quadro, dedicato anche alle arti e al lavoro. ”Su richiesta della scuola – aggiunge – ho consentito che fosse restituita all’istituto per la quale era nata. L’edificio stesso è frutto dell’architettura di quell’epoca. Che non era un’architettura di regime, non era imposta: qui c’erano liberi pensatori, al contrario di quanto accadeva in Germania con il regime nazista. Il dipinto rappresenta solo un momento della nostra storia”.

Ma il capogruppo comunale del Pd Stefano Corradetti contrattacca, e chiede alla Provincia (”decorata con medaglia d’oro al valor militare per l’attività partigiana”) e al sindaco di intervenire sul preside e sull’Ufficio scolastico regionale per ”l’immediata rimozione dell’opera”. In questa vicenda, osserva, ”non c’è niente di artistico né di culturale: se si ritrovasse il fascio littorio che campeggiava sulla torre della scuola il preside lo rimetterebbe al suo posto? La scuola pubblica di una Repubblica democratica non può in alcun modo riproporre simboli della propaganda fascista”, di una dittatura ”contraria ai principi della Costituzione”.

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie