ROMA – Il sindaco uscente di Bergamo, Giorgio Gori, è finito al centro delle polemiche per aver fatto un gesto all’apparenza involontario: ha preso il tricolore ed ha pulito una targa commemorativa dedicata a Lea Garofalo, una testimone di giustizia uccisa dall’ndrangheta a Milano nel 2009.
Peccato che ora, questo gesto potrebbe costargli molto caro. L’articolo 292 del codice penale punisce infatti con il carcere “chiunque pubblicamente e intenzionalmente distrugge, disperde o deteriora la bandiera nazionale”. Esattamente, ecco cosa dispone l’articolo della Costituzione inq questione:
“Chiunque vilipende con espressioni ingiuriose la bandiera nazionale o altro emblema dello Stato” viene punito con una pena pecuniaria, che “nel caso in cui il medesimo fatto sia commesso in occasione di una pubblica ricorrenza o di una cerimonia ufficiale” può essere aumentata. Al secondo comma, l’articolo stabilisce che “chiunque pubblicamente e intenzionalmente distrugge, disperde, deteriora, rende inservibile o imbratta la bandiera nazionale o altro emblema dello Stato è punito con la reclusione fino a due anni”.
A creare ulteriore imbarazzo per il gesto è una sentenza del dicembre 2003 della Corte di Cassazione che spiega che la bandiera nazionale deve essere sempre tutelata “per il suo valore simbolico, suscettibile, per sua natura” dalle lesioni che provengono “anche da semplici manifestazioni verbali di disprezzo, la cui penale rilevanza, ai fini della configurabilità del reato, richiede quindi soltanto la percepibilità da parte di altri soggetti”.
Secondo il quotidiano La Verità, il gesto compiuto dal sindaco di Bergamo sembrerebbe presentare tutti gli elementi tipici del reato regolato dal secondo comma dell’articolo 292: il gesto è intenzionale e viene percepito come un disprezzo della bandiera. C’è anche il deterioramento del tricolore che viene usato per lucidare una targa. C’è infine anche la ricorrenza pubblica dato che il fatto è avvenuto davanti a decine di persone.
l sindaco uscente di Bergamo, amareggiato per i violenti attacchi verbali ricevuti dopo i fatti accaduto all’inaugurazione del parco a Valtesse intitolato a Lea Garofalo replica così alle critiche: “Può dar lezioni di rispetto alla bandiera chi si esprime con tanto odio e violenza verbale? Per non parlare dei simpatizzanti del partito il cui capo per vilipendio alla bandiera ci finì condannato dopo aver detto, in modo più crudo di come riporto qui, che lui col tricolore era solito nettarsi il didietro”.
Fonte: Il Giornale, L’Eco di Bergamo