ROMA – I paradisi fiscali sono più vicini di quanto si possa pensare. Mentre l’Unione Europea affila le armi contro quelli che fino a ieri erano luoghi esotici e lontani, isole da sogno e arcipelaghi sperduti in mezzo all’oceano, sempre più Paesi europei adottano aliquote ultra-ridotte e agevolazioni per cittadini e società. Si chiama dumping fiscale ed è un nuovo nemico da contrastare che si nasconde proprio dietro la porta accanto.
Il Sole24Ore ha messo insieme una classifica dei 10 posti dove si pagano meno tasse e sono tutti a poco più di un’ora di volo.
CANARIE– L’arcipelago delle Canarie, situato nell’Oceano Atlantico al largo dell’Africa nord-occidentale, è un gruppo di sette isole che formano una comunità autonoma pur appartenendo alla Spagna. Qui l’Iva è ad un’aliquota scontata, al massimo fino al 13,5%. Molti beni, come i carburanti, sono venduti a prezzi dimezzati rispetto al nostro Paese. Il regime fiscale speciale poi, consente ai residenti di pagare fino al 40% di tasse in meno che in Italia.
CIPRO – L’imposizione fiscale non è di tanto più vantaggiosa, ma i controlli dell’amministrazione locale non sono così stringenti come nel resto dell’Ue. Molte società non sono tenute a fornire al Fisco rigorose documentazioni contabili. E le verifiche sui movimenti bancari non sono particolarmente invasive.
IRLANDA – Sui redditi da attività commerciale è imposta un’aliquota proporzionale del 12,5 percento. La tassazione particolarmente vantaggiosa è stata mantenuta nonostante le spinte franco-tedesche e gli aiuti internazionali per salvare le banche. Inoltre, gli over 65 sono esenti da tasse fino ai 18 mila euro di reddito se single, fino a 36 mila se sposati.
ISOLA DI JERSEY – E’ un’isola situata nel canale della Manica. Non fa parte dell’Unione Europea ma è una dipendenza della Corona britannica pur non facendo parte del Regno Unito. L’aliquota sulle persone fisiche è proporzionale pari al 27% da applicare sui redditi al netto delle deduzioni fiscali o del 20% sul reddito lordo.
ISOLA DI MAN – E’ un’altra isola britannica, situata tra Inghilterra e Irlanda. Anche questa non fa parte del Regno Unito, né dell’Unione Europea, ma è una dipendenza della Corona e rientra nell’area del libero scambio. Qui l’aliquota sulle persone fisiche è del 10%: per i redditi che superano le 10.500 sterline (12.300 euro) se single o 21 mila sterline (24.600 euro) se in coppia, l’aliquota sale al 20%. In ogni caso non si possono superare i 120mila sterline (140mila euro).
LUSSEMBURGO – Sebbene l’ultima riforma fiscale abbia reso la tassazione meno vantaggiosa, il Gran Ducato resta comunque un luogo di attrazione per le grandi società. Il vantaggio sta nel meccanismo di prelievo sui dividenti distribuiti dalle società. In più non è prevista tassazione per i capital gain derivati dalla vendita di partecipazioni non qualificate detenute per più di 6 mesi.
MALTA – Aliquote progressive per scaglioni di reddito fino a un massimo del 35% sulle persone fisiche. Ma il Fisco maltese è particolarmente vantaggioso per i redditi da partecipazioni, royalties ecc.
LONDRA – La corporale tax in Gran Bretagna, ovvero il prelievo sulle società è del 24%. Il governo di Cameron sta infatti puntando sulla leva fiscale per attrarre sempre più investitori nel Regno Unito. Anche Fiat Industrial sta pensando di trasferire qui la propria residenza fiscale una volta ultimata la fusione con l’olandese Chn.
SVIZZERA – Per assecondare le richieste dell’Unione Europea, la Svizzera sta pensando a un modo per differenziare il trattamento tra reddito prodotto all’estero e quello prodotto all’interno della Confederazione. Resta comunque uno dei più ambiti paradisi bancari in Europa.
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