PARIGI – #JeSuisCharlie: con questo hashtag la rete ricorda i giornalisti e i poliziotti caduti nell‘attacco terroristico alla redazione di Charlie Hebdo, la rivista satirica francese più volte vittima di critiche da parte di estremisti islamici. Sul web, sui social network in particolare, è uno dei temi del giorno, forse il principale, e non solo tra i giornalisti e i cosiddetti “addetti ai lavori”, coloro che magari temono che dopo Charlie possa toccare anche a loro.
I dodici morti e gli otto feriti sono ricordati anche dall‘hashtag #CharlieHebdo e da molte, moltissime foto e vignette, più o meno improvvisate, che sottolineano come dei disegni, per quanto pungentemente satirici, siano solo disegni, e non armi.
L’ambasciata americana a Parigi ha addirittura fatto proprio l‘hashtag #JeSuisCharlie, cambiando la propria immagine su Twitter, in segno di sostegno alla Francia.
“La libertà di espressione è un diritto umano”, ha twittato Amnesty Italia. “#JeSuisCharlie è l’hashtag per chi non vuole smettere di essere libero”, twittano i più sul social. E ancora “Noi penna. Voi kalashnikov. Noi risata, tolleranza, libertà e vita. Voi silenzio, morte che vi divorerà. La penna non si fermerà”, twitta Andrea.
Molti rilanciano le foto del direttore Charb e dei vignettisti Cabu, Tignous e Wolinski uccisi nell’attacco. Il ministro italiano degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha twittato “la stampa libera, ma libera veramente #Wolinski #JeSuisCharlie”. Il vignettista Vauro ha aggiornato il proprio profilo con il logo #JeSuisCharlie e ha realizzato una vignetta in cui la morte ride sfogliando le pagine di Charlie Hedbo.
Anche su Facebook è scattata la gara di solidarietà, ricordo e denuncia con la pagina ‘Je Suis Charlie’ che continua a raccogliere ‘Mi piace’. Non mancano purtroppo, sia su Facebook che su Twitter, quanti esprimono gioia per l’attacco alla redazione del giornale satirico francese, alimentando polemiche e discussioni al limite del decoro.
(Foto da Twitter)