CITTÀ DEL VATICANO – Alle 19.41 è una fumata nera dal comignolo sopra la Cappella Sistina a segnalare che la prima votazione del conclave, come prevedibile, non ha visto convergere una maggioranza di voti su un unico nome. Per eleggere il nuovo pontefice sono necessari 77 voti.
È stata accolto da un boato di delusione l’abbondante fumo nero (un deciso passo in avanti nella “tecnologia” del fumogeno) che è uscito dal tetto della Sistina. Migliaia di fedeli sotto la pioggia avevano riempito piazza San Pietro in attesa di sapere come sarebbe andata a finire la prima giornata di conclave.
Sono passate due ore e 10 minuti fra l’Extra Omnes, intimato alle 17.31, e la fumata nera: una durata maggiore rispetto a quella standard per una votazione al conclave, tenuto conto del fatto che ogni mattina e ogni pomeriggio i 115 elettori chiusi nella cappella Sistina hanno tre ore per completare due scrutini. Si può solo ipotizzare cosa succede sotto l’affresco di Michelangelo, ma si può azzardare che i porporati abbiano voluto parlare a lungo prima di procedere al primo tentativo di elezione del successore di Benedetto XVI.
Come aveva comunicato alla stampa padre Federico Lombardi, i cardinali potevano anche decidere di non votare subito. Invece hanno voluto testare già dal primo giorno la forza (elettorale) dei papabili. In pole position i nomi del cardinale di Milano Angelo Scola e di quello di San Paolo, Odilo Pedro Scherer.
La giornata in cui si è aperto il primo conclave da secoli con un altro Pontefice ancora in vita è iniziata con la messa solenne ”pro eligendo Pontifice” nella basilica di San Pietro, celebrata dal cardinale decano Angelo Sodano insieme al resto del Collegio cardinalizio.
Lunghissimo l’applauso dei cardinali e dei fedeli quando nell’omelia Sodano ha ricordato il ”luminoso pontificato” e “la vita e le opere del 265° successore di Pietro, papa Benedetto XVI, al quale in questo momento rinnoviamo tutta la nostra gratitudine”. ”Preghiamo perché il Signore ci conceda un Pontefice che svolga con cuore generoso la luminosa missione” di ”presiedere la carità”, ha detto ancora il cardinale decano, che non ha mancato di fare appello all”’unità della Chiesa”, di cui la figura di Pietro è ”fondamento visibile”.
Poi i riti del Conclave vero e proprio si sono aperti alle 16.30 con la processione, al canto delle Litanie, dalla Cappella Paolina alla Sistina, dove i cardinali, in “ottima forma” ha detto padre Federico Lombardi, dopo aver intonato il Veni Creator, hanno giurato uno ad uno con la mano sul Vangelo, prima che il cerimoniere pontificio, monsignor Guido Marini, pronunciasse il fatidico ”Extra omnes”.
Le operazioni di scrutinio, all’ombra degli affreschi michelangioleschi, sono state precedute dalla ”meditazione” del cardinale maltese Prosper Grech, ultra-ottantenne quindi non votante, che subito dopo ha lasciato la Sistina e i cardinali elettori alla loro ”clausura”.
Alle 19.41 l’attesa fumata, inequivocabilmente nera, seguita da un boato di delusione della folla radunata in Piazza San Pietro. Fumata che è venuta in anticipo rispetto a quella del primo giorno del conclave 2005, che fu alle 20.04.
Nel ritiro inaccessibile della Domus Sanctae Marthae (i cardinali sono attentamente sorvegliati nel tragitto da e per la Sistina, mentre è loro proibito l’uso di telefonini e tablet, essendo peraltro l’area interamente ”schermata” dal sistema Jammer) gli elettori trascorreranno la prima notte meditando su come avvicinarsi alla giornata di domani, in cui sono possibili quattro votazioni.
Una delle incognite è quanto potrà durare questo Conclave, tenendo conto che più di due giorni di votazioni darebbero il segno di una situazione bloccata e di uno stallo da cui si dovrebbe uscire solo con l’emergere di nuovi candidati al di là di Scola e Scherer.
Tra i nomi accreditati quelli del franco-canadese Marc Ouellet, degli statunitensi Timothy Dolan e Sean O’Malley, dell’ungherese Peter Erdo, dell’austriaco Christoph Schönborn, mentre veri e propri outsider potrebbero essere il filippino Luis Antonio Tagle, il messicano Francisco Robles Ortega, l’altro italiano Giuseppe Betori.
Il cardinale brasiliano Raymundo Damasceno Assis ha rivelato di essere preparato a trascorrere una settimana in clausura nella residenza Santa Marta. Per il cardinale di New York, Dolan, invece, la Chiesa cattolica avrà il suo nuovo Papa ”entro giovedì sera, con la messa inaugurale il 19 marzo, festa di San Giuseppe”. ”Entro in Conclave con dei nomi in testa”, ha affermato Dolan al Catholic Channel di una radio satellitare Usa.
La candidatura di Scola è apparsa all’immediata vigilia la più forte, dotata di un pacchetto di circa 40 voti, lontano comunque dalla soglia dei 77. Scola, comunque, non sarebbe gradito a una parte degli italiani. Molte simpatie ha invece riscosso in questi giorni di congregazioni generali il canadese Ouellet. Su Scola, peraltro, proprio nel segreto della Sistina, potrebbe abbattersi uno scoglio molto spinoso. ”Discuterò di Comunione e Liberazione in Conclave”, ha detto un porporato europeo, chiedendo l’anonimato, al Wall Street Journal, che oggi ha puntato i riflettori sul movimento fondato da don Giussani per i suoi legami col piùquotato tra i ”papabili”. ”Il cardinale Scola è troppo legato alla politica”, ha sentenziato l’anonimo elettore. Chissà se questo gli sbarrerà la strada.
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