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Coronavirus, psicosi a Milano: scaffali vuoti. Cassa: saliva, niente maschere

di Pino Nicotri |24 Febbraio 2020 13:36

Coronavirus, scaffali vuoti nei supermercati a Milano (Foto Blitz Quotidiano)

MILANO – Parlare di “assalto ai supermercati” a Milano e nell’hinterland è decisamente esagerato. Ma la preoccupazione e il nervosismo ci sono e si vedono. Forse la foto più emblematica è quella di una coppia di marito e moglie che, ognuno con mascherina a coprire naso e bocca, attorno alle 19 di ieri stata imbottendo due carrelli della spesa con una montagna di sacchetti della spesa stracolmi di cibo nel grande supermercato Esselunga di via dei Missaglia, periferia sud di Milano verso Pavia.

Dentro il supermercato la situazione degli scaffali era altrettanto eloquente: molti erano vuoti, tutti del settore alimentare, in particolare pane, pasta, carne, latte e liquidi disinfettanti per le mani.

Stessa scena nel supermercato Esselunga di via Washington, zona semi centrale, con scaffali svuotati nei settori alimentari e liquido disinfettante per la mani con Amuchina spariti, come del resto in quasi tutte le farmacie ormai a corto di mascherine. Nei supermercati Carrefour del quartiere Isola, vicino la stazione ferroviaria, e UNES della stazione Garibaldi la situazione invece era normale, scaffali non vuoti.

Tornando a Milano Sud il nuovo e grande supermercato UniEuro presenta una situazione normale, con l’eccezione degli scaffali delle verdure piuttosto rarefatti e con quelli del pane restati a secco. Il supermercato Carrefour, pubblicizzato come “Aperto 24 ore al giorno 7 giorni la settimana”, ma in realtà con chiusura a mezzanotte, si trova proprio sotto il vasto negozio di abbigliamento e merci di ogni tipo, eccetto i generi alimentari, gestito da cinesi della Catena Aumai. Sparito il pane, ne restano solo le ceste vuole, sparita l’acqua, sparita quasi del tutto la carne e del tutto i polli già confezionati. 

Nel fare il giro dei supermercati colpisce un particolare, anzi due. Il primo è che gli addetti alle casse hanno a che fare con file continue di acquirenti, con i soldi con i quali questi pagano la spesa, e con l’incessante scorrere dei loro acquisti sull’apposito tapis roulant, acquisti che gli addetti alle casse devono prendere in mano uno alla volta per registrarne il prezzo. Non di rado gli acquirenti indossano la mascherina e anche guanti di lattice, da chirurgo o da cucina. Gli addetti alle casse invece non indossano nessuna mascherina e hanno le mani nude.

“Evidentemente ci ritengono immuni”, si sfoga polemicamente una commessa. E anche tutti i suoi colleghi nei vari supermercati se gli si chiede come mai loro a differenza dei clienti non hanno nessuna protezione. 

L’altro particolare che colpisce sgradevolmente è che non di rado cassieri e cassiere per contare le banconote di resto umettano con la saliva il dito indice della mano impegnato a separare le banconote. Una abitudine maleducata e pessima sempre, ma in casi come questi, di lotta e difesa da un nuovo virus, veicolo ideale per propagare eventuali infezioni. 

La stessa pessima abitudine non di rado la si vede negli uffici pubblici, comunali o statali, alle poste, all’Inps, alle biglietterie delle stazioni, nei bar, ecc., da parte di impiegati che contano il resto da dare o che consegnano moduli, fogli di pubblicità o di informazioni specifiche. Basterebbe una direttiva da parte degli organi competenti per porre fine a tale pessima abitudine. Magari con multe salate per chi non le rispetta, visto il danno che possono arrecare trasmettendo virus e batteri. 

Foto Blitz Quotidiano

 

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