(Foto LaPresse)
ROMA – La tomba di Enrico De Pedis, detto Renatino e noto come il Dandy ai fan di Romanzo Criminale, nella basilica di Sant’Apollinare è stata aperta. Nella bara è stato trovato il corpo di Enrico De Pedis. Le impronte digitali hanno permesso l’identificazione del cadavere, consentita anche grazie al buono stato di conservazione del corpo. L’apertura è stata disposta dal pm Simona Maisto e dal capo della Squadra Mobile di Roma Vittorio Rizzi, dopo che l’ispezione con il sondino disposta dalla Procura di Roma è stata considerata insoddisfacente. Per ora la salma non sarà spostata dalla cripta. Il corpo era nella stessa posizione e con gli stessi abiti di 22 anni fa. Le scarpe erano poggiate accanto ai piedi, invece che calzate, proprio come la vedova De Pedis le aveva disposte nella bara.
Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, ha dichiarato: “Che Emanuela non ci fosse in quella bara non ne avevo dubbi. Finalmente si può mettere un punto su questa pista, una delle tante che si sono susseguite negli anni”. Il sospetto della Procura era che nella tomba di De Pedis fosse nascosto il cadavere di Emanuela Orlandi, la figlia di un dipendente del Vaticano sparita all’età di 15 anni il 22 giugno 1983. De Pedis, asserito boss della banda della Magliana, ma mai condannato in Tribunale, fu ucciso in un agguato vicino Campo de’ Fiori, a Roma, nel 1990, cioè sette anni dopo la scomparsa di Emanuela. Cosa sia accaduto a Emanuela o al suo cadavere nei sette anni intercorsi i sostenitori di questa teoria non lo hanno ben spiegato.
La decisione della Procura di riaprire la tomba è arrivata in seguito ad una telefonata alla trasmissione televisiva ”Chi l’ ha visto” del 2005 e alla testimonianza dell’ex compagna di ”Renatino” De Pedis, Sabrina Minardi, che rivelò che a sequestrare Emanuela Orlandi fu proprio De Pedis. Una testimonianza che lasciò dei dubbi, tanto che gli stessi familiari di Emanuela apparvero scettici.
Il capo della Squadra Mobile Rizzi ha preso parte di persona all’ispezione della tomba di De Pedis per verificare la presenza di un anello, non rinvenuto, che sarebbe stato il simbolo di speciali relazioni tra De Pedis ed il Vaticano. All’ispezione è presente anche il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo. Alla vedova di De Pedis, che ha deciso di non recarsi alla cripta, è stata chiesta una radiografia panoramica della dentatura del marito per un primo riconoscimento. Carla De Pedis ha avvisato telefonicamente di non esserne in possesso.
Presenti all’apertura anche Lorenzo Radogna, legale di Carla De Pedis, e Maurilio Prioreschi, che rappresenta i fratelli di “Renatino”. Anche Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, era presente con il suo avvocato Nicoletta Piergentili Piromallo. Alle 9 del mattino i legali della famiglia di De Pedis erano già nella cripta della basilica, ma la polizia non informata ha continuato a cercarli prima di dare il via all’ispezione.
Orlandi, che non era stato convocato dal Procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, aveva chiesto di essere presente all’apertura della tomba. Il fratello di Emanuela non è entrato nella cripta, ma ha atteso l’apertura nel salotto sotterraneo. Orlandi aveva dichiarato: “‘E’ solo un passo avanti per le indagini, speriamo si faccia chiarezza. Mi auguro che questo di oggi sia un passo importante verso la collaborazione tra Stato e Vaticano”. Orlandi ha anche riferito che non erano presenti esponenti del Vaticano.
Nella zona intorno alla basilica erano presenti agenti della polizia e carabinieri. Numerosi i cronisti con telecamere e macchine fotografiche in tutta l’area circostante la basilica. Diversi anche i turisti che si sono fermati sul sagrato della chiesa incuriositi. Negli ultimi tempi era montata una campagna che chiedeva la rimozione dei resti di De Pedis dalla basilica di Sant’Apollinare. Alla campagna avevano aderito anche Pietro Orlandi e Walter Veltroni, ex sindaco di Roma ed ex segretario del Pd. Oltre allo spostamento della salma di De Pedis, la campagna aveva l’obiettivo di verificare che all’interno della tomba di “Renatino” non si trovassero i resti di Emanuela.
La salma non sarà comunque spostata oggi, ma nei prossimi giorni. La polizia aveva già assicurato agli avvocati di De Pedis che non avrebbe provveduto alla traslazione, perché si tratta di “un problema del Vicariato e dei De Pedis, non dei magistrati né della polizia”.
Gli accertamenti sulla salma ed il test del Dna saranno eseguiti a Milano, e non all’istituto di Medicina legale della Sapienza come inizialmente riportato dai giornali. A coordinare le ispezioni sarà il medico legale Cristina Cattaneo, coadiuvata da un’equipe di antropologi e archeologi forensi. Nicoletta Piergentili Piromallo, legale degli Orlandi, ha dichiarato: “L’ispezione sui resti di De Pedis è stata fatta con estrema cura. Sono state aperte tutte e tre le bare che custodiscono i resti di De Pedis. La salma è stata scoperta e sono stati eseguiti i prelievi, presumibilmente prelievi di tessuto visto lo stato di conservazione del corpo. Non mi risulta siano stati rinvenuti oggetti o foto. Oggi è stato fatto un passo importante come importante è la collaborazione tra autorità italiane e Vaticano, un passaggio centrale per fare chiarezza”. Le operazioni di ispezione non sono state eseguite nella cripta, ma sotto un tendone nel cortile dell’edificio che ospita la pontificia università Santa Croce, adiacente alla chiesa.
Anche Pasquale Lo Russo, il cugino di Emanuela, è andato alla basilica di Sant’Apollinare. Ai cronisti che gli hanno chiesto se credesse al coinvolgimento della banda della Magliana nel rapimento della cugina, Lo Russo ha risposto: “Sinceramente no. Poco prima di venire ho sentito la mamma di Emanuela. Mi ha chiamato dicendomi che sarebbe voluta venire, ma non se la è sentita”. “Quello che uscirà fuori dalla basilica è un’incognita – ha concluso Lo Russo – spero tanto che la verità venga a galla. Oggi si sta verificando qualcosa di importante grazie alla caparbietà prima del papà di Emanuela e poi del fratello Pietro”.