ROMA – La rivoluzione gentile di Enrico Letta parte da uno primo stop all’Imu e da un “basta soldi ai partiti”. Rivoluzione moderata, che tiene insieme le istanze di Pdl, Pd e Scelta Civica, e non disdegna la ricerca di un punto di contatto con chi la fiducia non la voterà, ovvero Lega e Movimento 5 Stelle.Stop all’Imu quindi. Enrico Letta annuncia in Aula, prima del voto di fiducia, la quadra che ha trovato sul provvedimento più contestato del passato governo Monti. Anzitutto uno stop a quella di giugno: la tassa sulla casa, secondo la legge varata da Monti, andava pagata entro metà giugno. Non si pagherà, Letta si impegna da subito a “mettere una toppa” in attesa che il dialogo tra i vari partiti che formano il governo dia vita ad un provvedimento organico. Si arrivi cioè a una sintesi tra chi L’Imu vorrebbe abolirla per sempre, e anzi restituire quella versata nel 2012, il Pdl; chi invece si limiterebbe a ragionare sulle maggiori detrazioni (Scelta Civica) perché abolire l’Imu del tutto metterebbe nei guai le casse dei Comuni; e chi pensa di toglierla sulla prima casa (Pd).
Enrico Letta mette in “austerity” anche i partiti: basta soldi. O, meglio: l’idea è di provvedere a cancellare la legge attuale e quindi quella sui rimborsi, Letta non parla di abolizione “tout court” del finanziamento ai partiti. Il governo introdurrà ”misure di controllo e di sanzioni anche sui gruppi regionali”.
Le immagini del discorso di Enrico Letta e del nuovo governo (foto Ansa)
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