ROMA – Appare così l’ex presidente del Consiglio, Enrico Letta. Sorridente, disponibile. I suoi toni sono pacati, non accesi, quelli a cui non siamo più abituati e che sembrano essere controcorrente nell’attuale comunicazione politica e sociale. E la maglietta, donata dalla cooperativa “Mr.Job”, vuole essere il benvenuto per il suo ritorno in Italia, dopo una lunga permanenza in Francia. “È la mia prima volta di fronte a Palazzo Chigi. Un grande sforzo il mio”. Lo afferma subito, l’onorevole che non andava in quella piazza, piazza Colonna, da ormai cinque anni, ma che ha voluto cogliere l’invito di Brenno Begani, presidente AGCI (Associazione Generale Cooperative Italiane).
Lo ha fatto ieri, 5 dicembre, al Salone Angiolillo del Palazzo Wedekind, con una Lectio Magistralis dal titolo: “Pensieri e visioni: uno sguardo al futuro”. Quella dell’ex premier è stata un’analisi di storia e di attualità: dalla rivoluzione di Gutenbergh (l’inventore della stampa) ai giorni nostri, in cui siamo immersi in una continua realtà virtuale che ha profondamente cambiato abitudini, approcci, lavoro e modo di comunicare. Un mondo in cui, ironizza il professore, “devo chiedere ai miei figli di insegnarmi i meccanismi della rete e dei social network, i quali poi mi guardano come venissi da chissà quale era geologica”. E, manco a dirlo apposta, “elettronica” è l’anagramma del suo nome e cognome.
Apripista dell’incontro è Begani, il cui intento è quello di promuovere una serie di iniziative e dibattiti culturali. Il suo pensiero è chiaro: “Il nostro è un Paese che ha bisogno di ritrovarsi, occorre cercare una vera identità”. Utilizza la metafora platonica degli anelli che tengono uniti la catena, il Presidente AGCI, per sottolineare il concetto dello stare insieme e l’importanza della relazione, principi base su cui si fondono le cooperative. “Il valore della cooperazione – aggiunge Begani – è quello di unire ma anche quello di combattere coloro che cercano di dividere. Le cooperative operano sui territori, li valorizzano e cercano di tutelare tutto ciò che è diversità. Perché è proprio la diversità a renderci più ricchi e forti”.
Concetto condiviso e ribadito anche dall’onorevole Enrico Letta secondo cui: “Non vince il cavaliere solitario”. “E’ la cosa di cui sono più convinto anche se so che può sembrare strano nel tempo che viviamo oggi, un tempo in cui si chiedono Leader, uomini forti, perché abbiamo bisogno di protezione. Una richiesta, la nostra, che non può essere risolta da un uomo solo. L’unica soluzione vincente è quella della costruzione di una rete delle diversità: mettersi insieme tra persone diverse, con competenze, connessioni e legami diversi, che siano in grado di avere tra di loro una forte unità di intenti”.
Oggi Letta, che dirige la Scuola di Affari Internazionali dell’istituto di studi politici di Parigi, non ha alcuna esitazione quando gli chiediamo che rapporto ha col partito Democratico e se dobbiamo aspettarci una sua candidatura alle primarie. “Non c’è da aspettarsi nulla. Non mi candido alle primarie del Pd. Sono un cittadino esterno alla politica attiva”. Una laconica e decisa risposta la sua, che stride con la realtà di un Partito che è nel pieno caos. Un Partito che è ciò che Platone definiva: “Un’anima che se ne sta smarrita”.