ROMA – Crotone in testa, Trieste in coda. Più di mille i chilometri separano i due estremi nella classifica dell’evasione fiscale. Nel capoluogo calabro il record di sospettati, vicino al 44%. A Trieste il primato dei virtuosi, appena l’8% di indiziati. Otto milioni di contribuenti potenziali nel buco nero dell’economia sommersa, che rifiuta, per definizione, ogni tipo di “tracciabilità”. Secondo l’Istat, vale tra i 225 e i 275 miliardi di euro, ma in base ad altre stime su dati Eurostat supera i 330 miliardi e assorbe il 21% del Pil, rispetto a una media europea del 18,4 per cento.
Il Centro studi Sintesi ha misurato per il Sole 24 Ore il “grado di infedeltà fiscale sul territorio”, arrivando a individuare una media del 20,7% di possibili “evasori”, in pratica uno su cinque.
Dal confronto regionale le più virtuose sono le aree di piccola taglia, con Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia sul podio (infedeltà fiscale sotto il 13%). E tutto il Nord presenta performance migliori della media nazionale.
Le note dolenti arrivano dal Meridione: ultima è la Calabria con quattro infedeli potenziali su dieci, seguita da Campania e Sicilia, a pari merito, con un 34,2% di contribuenti che mancano all’appello del Fisco.
Restringendo ancor di più l’obiettivo sul territorio, tutte le province del Mezzogiorno si collocano nella “black list”, mentre a svettare, insieme a Trieste, ci sono anche Belluno, Aosta, Biella e Gorizia.
Le grandi metropoli del Centro-Nord, poi, escono indenni dal confronto: Milano, Firenze, Torino e Roma registrano tassi di infedeltà fiscale più bassi rispetto alla media. Mentre in due grossi centri del Meridione, Napoli e Palermo, i potenziali evasori sono un terzo del totale dei contribuenti.
Le dieci province più “infedeli” sono nell’ordine: Crotone, Agrigento, Cosenza, Enna, Caltanissetta, Catanzaro, Vibo Valentia, Barletta, Caserta, Catania.
Le 10 più “virtuose” sono invece: Trieste, Belluno, Aosta, Biella, Gorizia, Bolzano, Trento, Bologna, siena, Genova.
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