ST. LOUIS – La polizia gli ha sparato 6 volte, 2 in testa. Sembra quasi un’esecuzione. E’ morto così Michael Brown, il ragazzo di colore di 18 anni ucciso da un agente lo scorso 10 agosto a St. Louis. A far apparire la morte come un’esecuzione è stata l’autopsia fatta sul corpo del ragazzo, nel disegno diffuso si vedono i due colpi in testa (uno addirittura sull’occhio), e gli altri 4 sul torace e il braccio.
“Uno dei proiettili è entrato nella parte superiore del cranio del giovane nero, suggerendo che la testa era piegata in avanti quando lo ha colpito causandone la morte”. A sostenerlo è il dottor Michael M. Baden, l’ex capo di medicina legale di New York, volato in Missouri su richiesta della famiglia di un‘autopsia separata. Mike Brown è stato anche colpito quattro volte al braccio destro, ha spiegato il medico.
I proiettili non sembra siano stati sparati a distanza ravvicinata, perché non c’era polvere da sparo sul corpo del giovane. Tuttavia questa ipotesi potrebbe cambiare se venissero ritrovati residui sugli abiti della vittima, su cui il medico non ha ancora avuto accesso.
E proprio dopo i risultati dell’autopsia, dopo una giornata di relativa calma a Ferguson, St. Louis, Missouri, la tensione è riesplosa per le strade. Domenica sera, 17 agosto, la polizia ha lanciato lacrimogeni in risposta alle molotov tirate da diversi manifestanti, tra cui famiglie e bambini, colpevoli di aver violato la seconda notte di coprifuoco per protestare contro la morte di Michael Brown. Almeno un centinaio di persone hanno marciato verso una stazione di polizia: le autorità hanno anche colpito un manifestante con proiettili di gomma.
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