WASHINGTON – La teoria gender arriva in bagno. Almeno negli Stati Uniti. Sono sempre di più i ristoranti, le scuole, le università e i musei che hanno sostituito le tradizionali targhette dell’uomo e della donna, o di “Gentlemen” e “Ladies”, con simboli o scritte che permettono l’accesso a tutti i sessi: uomini, donne e transessuali. Un modo per mostrarsi al passo con i tempi ma anche per evitare querele per discriminazione sessuale, come quelle che hanno colpito molti Comuni ed università americani, rei di non consentire l’accesso “giusto” ai bagni ai transessuali.
Ad inaugurare il nuovo corso dei bagni americani è stata niente di meno che la Casa Bianca. Qui sono spariti i bagni differenti per uomini e donne e sono comparsi quelli “neutri”, aperti a tutti.
Anche il famoso Museo Whitney d’arte americana ha cambiato le placche all’ingresso delle sue toilette, e così hanno fatto molti atenei, tra cui la prestigiosa John Hopkins University di Baltimora. Lo stesso hanno fatto diverse scuole superiori (ancora si suppone che la cosa non debba riguardare le elementari) e molti ristoranti. c’è da vedere se la stessa moda attraverserà l’oceano.
IN ITALIA E’ COSì – Quel che al momento pare molto difficile è che approdi in Italia, dove la teoria gender è temuta dai più. Solo pochi giorni fa una signora di Massa Carrara ha ritirato da scuola la propria figlia dopo aver saputo che nella classe venivano lette “favole gender”. L’iniziativa scolastica rientrava in un progetto finanziato dalla Regione, Liber* Tutt*, arrivato alla seconda edizione: già nel 2014 ha coinvolto 35 scuole del territorio e 1.100 alunni.
La famiglia della piccola, però, sostiene di non esserne mai venuta a conoscenza. “A nostra figlia – ha continuato la donna – hanno cercato di insegnare che non esistono l’uomo o la donna, ma che siamo ciò che ci sentiamo di essere in quel momento. Stanno confondendo i bambini e lo fanno con le favole”.
Rispondendo ad un’interrogazione sulle iniziative per garantire ai genitori la piena conoscenza del piano dell’offerta formativa scolastica, il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ha ribadito che la riforma della scuola “si ispira ai principi di pari opportunità e non discriminazione”, a un modello europeo “che non ha nulla a che fare con la teoria gender”.