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Genova, il tesoretto dell’Albergo dei Poveri FOTO

di Lorenzo Briotti |6 Ottobre 2014 15:39

GENOVA – L’Albergo dei Poveri è un edificio situato in piazza Emanuele Brignole, nel quartiere di Castelletto, a Genova. Si tratta di un luogo simbolo per la città ligure che, come scrive il Secolo XIX è ricco di un vero proprio “tesoretto”: all’interno ci sono infatti statue, stucchi, fregi, tele, bassorilievi, epigrafi, documenti e sculture del Settecento; all’esterno invece, la struttura è piena di felci secolari, uniche in Italia.

Scrive il Secolo XIX:

“Le stanze immense, nella chiesa, nei corridoi, dove si è ammassato di tutto, miseria e nobiltà, roba senza valore e quadri del migliore Seicento genovese, recenti scartoffie e atti notarili del 1500, inginocchiatoi ormai legna da ardere e la Madonna del Puget, argenti punzonati Torretta e poltroncine sfondate. Fuori le felci, regine sconsolate all’interno della valletta dell’Albergo, dove le serre di quel che fu il vivaio del Comune, ancora presente ma con ridotte attività, sono groviglio di ferri arrugginiti e vetri rotti. Le felci soffocano dentro serre non più adatte alla loro monumentalità, e dove nessun visitatore può ammirare, ma anni di dibattiti tra istituzioni e esperti non hanno mai portato alla concretezza di un progetto. Così se fuori Comune e Albergo dei Poveri sono alle strette perché il secondo ha sfrattato da tempo il primo per morosità (6.000 euro all’anno di affitto) e l’esecuzione avverrà entro un mese, dentro è con l’Università che si gioca il futuro del capitale artistico. Mauro Giachino, responsabile amministrativo dell’Albergo, istituzione che sta riprendendosi da anni molto critici, ci accompagna nell’ala di storica rappresentanza, l’atrio con le effigi dei benefattori, il lungo corridoio in comodato d‘uso perpetuo all’Albergo, nell’oratorio degli uomini e quindi nella chiesa: questi due ultimi ambienti rientrano nella cessione della superficie (circa 60 mila metri quadri) all’Università, un contratto cinquantennale, che ora si sta rinegoziando, prolungando gli anni. E mettendo sul tavolo i dieci anni di ristrutturazione per opera dell’Università: dagli 80 ai 100 milioni di euro per ora virtuali. In quel contratto di 15 anni fa era stabilito che all’Università spettava il compito di ricollocare il patrimonio artistico. Nulla è successo. La Sovrintendenza dei Beni Storici, con la regia dello storico Franco Boggero, ha catalogato tele, statue, arredi. Ma anche l’Archivistica ha messo in ordine migliaia di documentazioni secolari, dai legati testamentari con le donazioni ai verbali dei consigli di amministrazione, quindi viene ricostruito l’incedere della vita intera dell’Albergo che ha ospitato fino a duemila poveri, ma dove si è concentrato un fasto di arte e arredi”.

“Ma eccolo, in parte accatastato, in parte appoggiato alle pareti, polveroso, precario. «Molte tele le abbiamo affidate alle chiese, altre alla Fondazione Carige, i paramenti sacri sono in armadi climatizzati in Sovrintendenza,anche gli argenti sono al sicuro. Tutti beni culturali e storici in prestito, avendo ottenuto in cambio in alcuni casi, il restauro. Quando ci sarà uno spazio museale ritorneranno qua». Precisa Giachino: «Entro breve nell’oratorio e nella chiesa dobbiamo sgombrare tutto, per motivi di sicurezza e per consentire la ristrutturazione delle coperture. Tutto ciò che è alienabile farà parte di un’asta pubblica: quel che è patrimonio intoccabile, dovrà entrare a far parte, prima o poi, di un percorso museale». Domina in chiesa la Madonna del Puget con una impalcatura sopra la testa per evitare calcinacci, a pochi passi un Piola, attorno cataste di oggetti sacri e inginocchiatoi, oltre la navata, l’anticamera della chiesa, a breve aula universitaria “provvisoria”. È un “non detto”, ma è intuibile, che alcuni locali che l’Albergo, la Sovrintendenza e parte dell’Università, vorrebbero dedicati al patrimonio artistico, altre componenti dell’Ateneo vorrebbero trasformare in posti utilizzabili dagli studenti. Alla peggio il museo avrà a disposizione l’atrio con le grandi statue, il corridoio dell’ex direzione generale, tutte le stanze che vi si affacciano, e un importante ambiente oggi magazzino. Spazi dell’Albergo. Comunque si tratta ancora”.

“Osserva il commissario Sorvino che l’accordo prevede sì la cessione della Chiesa ma che deve ritornare luogo di culto perché è parrocchia. E immagina che questo luogo riesca a far convivere con un effetto quasi magico un passato glorioso di munificenza con il futuro che gli universitari rappresentano. Tornerà alla città questo spettacolare edificio? Certo la vicenda della valletta va verso una soluzione più immediata. Per evitare al Comune un imbarazzante sfratto (l’ultima udienza il 22 ottobre) il commissario chiede il perfezionamento di un contratto scaduto nel 2001 per la locazione di ben 27 mila metri quadri di terreno. «Solo dopo questo atto si proseguirà ad un accordo di programma per cui il Comune si impegna ad acquistare per tot anni il diritto di superficie, ma siccome nella cabina di regia di questa operazione c’è l’Albergo dei Poveri chiediamo fin d‘ora che questa valle sia restituita alla città, con spazi verdi per gli studenti e luogo di relax per i genovesi, tutti, e pure orti per gli abitanti del quartiere. Nonché serre adeguate e visitabili per le magnifiche felci»”.

Clicca qui per vedere tutte le foto dell?Albergo dei Poveri pubblicate dal Secolo XIX 

Una delle foto del tesoretto dell’Albergo dei Poveri, pubblicata dal Secolo XIX

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