X

Grillo contro Travaglio a causa di Caselli e dei No Tav

di admin |22 Febbraio 2012 19:35

Grillo e Travaglio, gennaio 2009 (Lapresse)

ROMA – Beppe Grillo, dalla parte dei No Tav, attacca Gian Carlo Caselli. Marco Travaglio, anche lui dalla parte dei No Tav e più volte protagonista dei V-Day di Grillo, difende Caselli. Così accade che, senza polemizzare direttamente l’uno con l’altro, due “compagni” di tante battaglie litighino fra di loro sulla home page del Fatto Quotidiano per interposte opinioni (differenti) sull’impianto accusatorio che la Procura di Torino guidata da Caselli sta portando avanti contro 25 attivisti No Tav.

Così ha attaccato Grillo, sul suo blog:

Il giudice Caselli è uno di noi. E’ il miglior sponsor del movimento No Tav. Le sue azioni vanno giudicate per gli effetti. E nessuno più di lui è a fianco dei valsusini. Sta portando il verbo No Tav di città in città, da Milano a Genova con il pretesto della presentazione del suo libro “Assalto alla giustizia”. I No Tav che lo voglio zittire, come lui ha affermato, sbagliano. Più parla, più la solidarietà per la Val di Susa aumenta in tutta Italia. Caselli che equipara i No Tav ai camorristi è il miglior spot contro lo sperpero di 23 miliardi di euro per fare un tunnel per un traffico merci inesistente. Con l’arresto di 26 persone in tutta Italia e la notifica 15 obblighi di dimora prima del processo, Caselli ha creato una pandemia No Tav. A Trento, Macerata, Palermo, Pistoia, Modena, Genova, Bergamo, Milano, i cittadini che non erano ancora informati dello scempio del territorio e di denaro pubblico in Val di Susa ora lo sono. Se la Procura di Torino ha ritenuto di trattenere in carcere per settimane due donne incensurate, di cui una madre di tre figli, per ragioni come “concorso morale”, Caselli dovrebbe ricevere la cittadinanza onoraria dai comuni di Chiomonte e di Venaus per aver compattato e indignato decine di migliaia di valsusini e italiani. Onestamente non può fare di più per i No Tav. Ogni libreria d’Italia dovrebbe ospitarlo, Dovrebbe essere ascoltato in religioso silenzio. E’ l’arma letale a disposizione di Alberto Perino. Chi lo contesta non lo ha capito fino in fondo. Deve poter dire la sua, come ogni cittadino italiano, valsusini compresi. E poter sottolineare dal Brennero a Capo Passero che l’impianto accusatorio per gli arresti riferisce di “devastante e incontenibile violenza collettiva, preventivamente e strategicamente pianificata”. La criminalità organizzata ai no tav gli fa una sega, belin.

Questa la replica di Travaglio, che con Caselli ha da anni un legame più stretto di quello che spesso si instaura fra il giudice e il suo cronista di giudiziaria “preferito”. Travaglio ha scritto la postfazione al libro di Caselli “Le due guerre”, libro che il procuratore ha scritto con il figlio Stefano, giornalista, redattore del Fatto Quotidiano di cui Travaglio è fra i fondatori. D’altro canto, anche Grillo ha scritto più di una volta prefazioni a libri di Travaglio. Quindi la faccenda e complicata e anche Travaglio, come Grillo, attacca le opinioni espresse dal comico genovese senza però citarlo né attaccarlo personalmente:

Facciamo finta, per un momento, di non conoscere Gian Carlo Caselli. Di non sapere che vive sotto scorta da 40 anni, prima per le sue indagini a Torino sulle Br e poi a Palermo sulla mafia. Di ignorare che ha fatto processare uomini potentissimi come Andreotti, Contrada, Dell’Utri e che l’altro giorno era in prima fila al processo Eternit in veste di procuratore capo. Di non avere la più pallida idea di come la pensa sulla Costituzione, sulla legge uguale per tutti, sui diritti dei più deboli. Anzi, chiamiamolo Pippo.

Mesi fa il procuratore Pippo riceve dalle forze dell’ordine una chilometrica denuncia contro 42 attivisti e infiltrati No Tav per svariati episodi di violenza, veri e presunti, che hanno portato al ferimento di 211 agenti. Siccome la Procura non è la fotocopiatrice delle forze dell’ordine, esamina la denuncia vagliando caso per caso. E si convince che solo 25 di quelle persone vadano arrestate per evitare che ripetano il reato, o inquinino le prove, o si diano alla fuga, in presenza dei “gravi indizi di colpevolezza” richiesti dalla legge. […]

Questo sta capitando a Pippo-Caselli: l’accusa assurda, indimostrata e indimostrabile di aver voluto, arrestando i 25, “criminalizzare il movimento No Tav”. Un movimento composto da decine di migliaia di persone che non farebbero male a una mosca, si dissociano persino da chi imbratta i muri nei cortei e hanno in tasca una sola arma: quella della ragione contro una “grande opera” irragionevole, inquinante, costosa, inutile, anzi dannosa (oggi pubblichiamo l’intervento di Mercalli con le ragioni di 250 tecnici che i “tecnici” di governo seguitano a ignorare). Ma alcuni leader del pacifico movimento, anziché dissociarsi dai pochi violenti e ringraziare i giudici che li hanno isolati, preferiscono associarsi alla campagna contro Caselli e arrampicarsi in distinguo molto berlusconiani sul Caselli buono (quello che combatte le Br e la mafia) e il Caselli cattivo (quello che “arresta” i violenti No Tav).

Scelti per te