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Il Mondiale dei numeri 1: Rais, Howard, Ochoa…il fenomeno para FOTO VIDEO

di Warsamé Dini Casali |2 Luglio 2014 12:48

ROMA – Il Mondiale dei numeri 1: Rais, Howard, Ochoa, Enyeama…il fenomeno para. Nel Mondiale del record di gol, del meglio segnare un gol più degli avversari che primo non prenderle, degli attacchi furibondi a un minuto dalla fine, delle gerarchie rovesciate e della tattica che va a farsi benedire, sono tornati i portieri, veri distributori automatici di miracoli assortiti. Ultimo in ordine di apparizione, l’americano Tim Howard che ha tenuto sulla corda i forti belgi fino a un minuto dai rigori con le sue strepitose parate, tanto che sui social network Usa, dove è diventato già una leggenda (anche se all fine ha perso il match), è già stato candidato alle prossime presidenziali. E’ il mondiale dove i fuoriclasse portano di nuovo la maglietta numero 10 (Messi, Neymar, James Rodriguez) e i fenomeni la casacca col numero 1. Fenomeni spesso a loro insaputa, tra carneadi africani e semi sconosciuti sudamericani, quasi disoccupati o senza squadra. Anche se poi giocano nei vari campionati europei dove però, senza l’epica mondiale, le loro gesta passavano per lo più inosservate.

Disoccupati. E’ stato quello che ha impressionato di più sin dall’inizio: il messicano Guillermo Ochoa, pazzesco come ha stoppato le incursioni di brasiliani e olandesi, dal 30 giugno è ufficialmente senza contratto e a caccia di una squadra. Finirà che per prenderlo ci sarà un’asta: fino al 30 giugno è stato il portiere più impegnato d’Europa con l’Ajaccio (record di tiri subiti, per questo l’equipe corsa è retrocessa nonostante il portiere). Il brasiliano Julio Cesar, dato per finito a 35 anni e risorto (grazie alla fiducia di Scolari) durante i rigori con il Cile: s’era dovuto inventare un ingaggio in Canada, a Toronto, pur di non restare inattivo prima dei Mondiali. Ha salvato una nazione sull’orlo di una eliminazione tragica. Alla faccia della rottamazione, il colombiano Faryd Mondragon, a 43 anni, è riuscito a giocare uno scampolo di Mondiale.

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Casillas contro il Cile
Casillas contro il Cile
Casillas disperato contro il Cile
Casillas contro il Cile
Faryd Mondragon
Vincent Enyeama contro l'Argentina
Buffon
Julio Cesar
Julio Cesar
Julio Cesar
Julio Cesar
Julio Cesar
Julio Cesar
Keylor Navas
Keylor Navas
Keylor Navas
Keylor Navas
Keylor Navas
Keylor Navas
Keylor Navas
Keylor Navas
Vincent Enyeama
Vincent Enyeama
Vincent Enyeama
Manuel Neuer
Manuel Neuer
Manuel Neuer
Manuel Neuer
Manuel Neuer
Manuel Neuer
Guillermo Ochoa

Saracinesche africane. All’Algeria e alla Nigeria non credeva praticamente nessuno. Non avevamo fatto i conti con Rais Mbohli, algerino domiciliato in Bulgaria dove gioca: alla Germania ha parato tutto costringendola allo zero a zero fino ai tempi regolamentari: piedi, ginocchia, voli spettacolari e atterramenti dolorosi, di qui non si passa. Vincent Eneyama, il portiere della Nigeria, i francesi lo conoscevano bene perché difende i pali (e bene) del Lille: alla fine il gol con cui Pogba indirizza il risultato viene da una sua respinta rivedibile, ma non uno ha osato fargliene una colpa: prima e dopo la Nigeria sono state soprattutto le sue mani.

America, nord sud e centro, abbiamo un portiere. Detto dello statunitense Tim Howard (che gioca in Premier League all’Everton), difficile stilare una classifica dei portieri americani. E’ Bravo, di nome e di fatto quello del Cile, tanto che il Barcellona l’ha già preso. Il messicano Ochoa è fortissimo e libero, David Ospina, il colombiano che ha neutralizzato tre squadre campioni del mondo gioca col Nizza in Francia, Keylor Navas, portiere del Costarica, outsider per eccellenza, s’era già fatto apprezzare con il Levante in  Spagna.

E i numeri 1 sulla carta? Buffon, Casillas, Neuer, Courtois. L’italiano Buffon è rimasto solo a tirare la carretta ma l’ha condotta verso casa. Lo spagnolo Casillas ormai è come la Croce Rossa, vietato sparargli addosso. Restano in corsa il tedesco Neuer cui la porta va stretta e si è inventato libero spingendo fino al limite di centrocampo il raggio della sua azione (bravo è bravo, ma certi patemi di cuore per i tifosi!). Courtois, l’emergente dell’Atletico Madrid, finora ha ben figurato senza esagerare: se il Belgio, nel suo piccolo, pensa in grande, è perché dietro c’è uno che potrebbe serrare la saracinesca a tempo indeterminato (uno spettacolo che Messi ha già sperimentato quest’anno).

 

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