“Je suis Bossetti”: su Facebook ultima campagna pro Bossetti

ROMA – C’è anche la foto di un bebé con indosso, sul vestitino la frase “Je Suis Bossetti” tra le immagini pubblicate sulla pagina Facebook che raccoglier soldi per la famiglia di Massimo Giuseppe Bossetti, unico indagato per l’omicidio della tredicenne Yara Gambirasio a Brembate di Sopra (Bergamo). 

La foto accosta il muratore di Mapello (Bergamo) ai giornalisti della rivista satirica francese Charlie Hebdo uccisi da un commando di terroristi islamici a Parigi il 13 gennaio. Allora, all’indomani di quelli che poi si sarebbero rivelati solo i primi attentati nella Ville Lumiere, la solidarietà internazionale si dimostrò anche con quel motto, che a sua volta riprendeva l'”Ich bin ein Berliner” di John Fitzgerald Kennedy. 

Poco importa alla signora Agnesina Beatrice Pozzi che ha pubblicato l’immagine, che Bossetti non sia una vittima del fanatismo islamico. Bossetti è innocente fino a prova contraria, questo è certo, ma non un martire di qualche pazzo omicida. E così questo motto ormai abusato viene accostato ai tanti prodotti offerti da una pagina Facebook per raccogliere, attraverso un’asta, soldi da destinare alla famiglia del muratore.

In un articolo per l’Espresso firmato da Gigi Riva sotto il significativo titolo “Je suis Bossetti”: la stupidità online, il cronista scrive:

“Nel quarto d’ora di celebrità che deriva dall’eccesso pornografico, tutto diventa uguale. “Je suis Charlie”, “Je suis Paris”, “Je suis Bossetti”. E non va nemmeno chiamata in causa l’offesa alle vittime. Non c’è enormità che possa raggiungere lo scopo. Perché Bossetti continuerà a essere Bossetti e Valeria Soresin continuerà ad essere Valeria Soresin. Ma c’è da riflettere sull’equazione che ha conquistato la mente di qualcuno. Su una gerarchia non già di valori ma semplicemente di opportunità completamente saltata nella piatta fruizione delle informazioni dove tutto è sovrapponibile basta che sia popolare. (…)

Massimo Bossetti è un imputato innocente fino a prova contraria. Ma pur sempre imputato con gravi indizi di colpevolezza (su tutti il suo dna sul corpo della vittima). Dovrebbe essere chiara la differenza coi morti ammazzati dal terrorismo a chi si occupa di diritto, come ad esempio i suoi avvocati Claudio Salvagni e Luca Matteja che invece aderiscono alla pagina Facebook dove compare l’asta e non si sono sentiti in dovere di prendere nessuna distanza. Ora “Je suis Bossetti”. A quando un concerto in suo onore?”.

"Je suis Bossetti": su Facebook ultima campagna pro Bossetti
(Foto da Facebook)
Gestione cookie