KIEV – Riesplode la protesta in Ucraina dove almeno 24 persone, tra cui sette poliziotti, (ma il bilancio sembra destinato a salire ancora) hanno perso la vita nel corpo a corpo tra forze dell’ordine e manifestanti. La violenza è esplosa quando un cordone di agenti ha sbarrato la strada a un corteo di antigovernativi diretti al Parlamento dove si sarebbe dovuta discutere la riforma costituzionale chiesta dall’opposizione per ridurre i poteri del Capo dello Stato. Ma alla notizia che la riforma era saltata è scoppiato il caos. Divelti i sanpietrini, lancio di molotov e petardi, esplosioni, lacrimogeni e manganelli, tre camionette della polizia date alle fiamme. Sembra la guerra civile. Almeno 150 i feriti, 30 persone sono in condizioni gravi con ferite alla testa: a un uomo è stata anche amputata una mano.
Gli scontri con le autorità sono iniziati dopo che i manifestanti hanno oltrepassato le linee di protezione al palazzo del Parlamento nel centro di Kiev. Gli oppositori hanno cercato di fare irruzione alla Verkhovna Rada, dove i deputati dei tre partiti anti Yanukovich cercavano di promuovere la discussione della riforma. Intanto arriva l’annuncio, da parte del presidente del Parlamento, Vladimir Rybak, di un incontro mercoledì mattina del presidente ucraino Viktor Yanukovich con i leader dell’opposizione.
La condizione, tuttavia, è che gli oppositori sospendano ogni tipo di violenza. Il governo di Kiev, intanto, si appella alla comunità internazionale per chiedere una valutazione “equa ed imparziale” della situazione in Ucraina. La richiesta arriva dal ministro degli Esteri Leonid Kozhara che auspica una “forte condanna” internazionale delle azioni compiute dagli attivisti, colpevoli a suo dire di una nuova ondata di “violenza e illegalità” nel Paese.
Mosca attacca i Paesi occidentali e l’Ue. Le violenze in corso in Ucraina ”sono il frutto diretto dell’atteggiamento di compiacenza dei politici occidentali e delle strutture europee che, sin dall’inizio della crisi, hanno chiuso gli occhi sulle azioni aggressive delle forze radicali”, si legge in una nota del ministero degli Esteri russo.
Dall’Ue interviene l’Alto rappresentante per gli Affari esteri Catherine Ashton che si dice “molto preoccupata per la nuova grave escalation a Kiev e sulle notizie di vittime negli scontri”. “Condanno l’uso della violenza in tutte le sue forme”, sottolinea. Per Ashton “le decisioni politiche vanno prese in Parlamento e l’Ucraina deve tornare urgentemente al processo parlamentare. La soluzione dovrebbe includere la formazione di un governo inclusivo, riforme costituzionali e la preparazione di elezioni presidenziali trasparenti”.
Il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz si dice “scioccato e rattristato dalle notizie dei manifestanti uccisi in Ucraina”. ”La moderazione e il dialogo, e non la violenza, sono la via per uscire dalla crisi”, scrive su Twitter. Appello al dialogo anche dalla Nato. “Sono seriamente preoccupato per il ritorno della violenza in Ucraina e per le notizie di morti a Kiev. Chiedo a tutte le parti di astenersi dalle violenze e di riprendere urgentemente il dialogo, anche attraverso il processo parlamentare”, afferma il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen. Il rischio maggiore in Ucraina in questo momento è una ”criminalizzazione” delle strutture dello Stato, è la dittatura.
Il vescovo greco cattolico di Kiev Bohdan Dzurach, che dallo scorso novembre ha aperto le porte della chiesa della resurrezione di Cristo agli attivisti del movimento che si oppone al governo di Yanukovich, chiede alle istituzioni e agli esponenti politici europei di ”fare di più, di andare oltre le parole e l’espressione di una ‘forte preoccupazione” per promuovere il dialogo e fermare la violenza da parte delle forze dello Stato”.