Lettera di minacce a Ingroia: “Ti facciamo fare la fine di Falcone e Borsellino”

Pubblicato il 20 Febbraio 2013 - 19:45| Aggiornato il 20 Luglio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Ingroia comunista di merda, ritirati o ti facciamo fare la fine di Falcone e Borsellino”: è quanto si legge in una lettera di minacce rivolta al candidato di Rivoluzione Civile, Antonio Ingroia. La missiva è stata recapitata mercoledì mattina al settimanale l’Espresso e alla sede nazionale del Pdci in busta anonima.

E se non bastassero le minacce c’è pure un messaggio intimidatorio: “1000 kg di Tnt-T4 sono pronti…“, conclude la lettera. A darne notizia è Orazio Licandro, coordinatore della segreteria del Pdci, candidato alla Camera con Rivoluzione civile: “Si tratta di un atto di stampo mafioso-fascista, teso a colpire una figura limpida della lotta alla mafia, della legalità e della buona politica come Antonio Ingroia”, scrive Licandro che denuncia come “questo sistema dell’informazione che oscura e denigra sistematicamente Rivoluzione civile sta contribuendo a creare un clima pericoloso intorno alla lista”.

A mostrare solidarietà al candidato Ingroia sono stati solo coloro i quali condividono con lui le stesse battaglie politiche. “Piena e affettuosa” la solidarietà del segretario nazionale Pdci, Oliviero Diliberto, che parla a nome di tutto il partito. “Si vuole chiudere la bocca a un uomo con la schiena dritta, che sui temi del lavoro, dei diritti e della legalità rappresenterà una svolta per il Paese – afferma Diliberto – Il salto di qualità delle minacce è un segnale inquietante e che va prontamente stigmatizzato. Ingroia non fermerà certo la sua battaglia e noi saremo al suo fianco”.

Con lui anche il leader dell’Italia dei Valori e candidato di Rivoluzione Civile, Antonio Di Pietro, che auspica un intervento di magistratura e forze dell’ordine per individuare al più presto i responsabili: “E’ evidente che le battaglie in difesa della legalità e della Costituzione, portate avanti da Antonio Ingroia e da Rivoluzione Civile, fanno paura e danno fastidio a molti. Non ci faremo intimidire”.

Prende la parola anche l’alleato Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista. “Non fermeranno la nostra Rivoluzione civile con questi atti indegni e vili. Si faccia piena luce sull’accaduto”.

Mentre il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, cinguetta: “Solidarietà all’amico Antonio Ingroia per le minacce ricevute. Niente e nessuno potrà fermare la nostra Rivoluzione Civile”.

Certo che Ingroia non si lascerà intimidire anche il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, firmatario del manifesto fondativo del movimento guidato dall’ex magistrato: “La voce di Rivoluzione Civile dà fastidio e qualcuno sta cercando di silenziarla, ma non riusciranno nel loro intento”.

L’associazione Libertà e Giustizia si augura “che il governo sappia dare al leader di Rivoluzione Civile la protezione di cui ha sicuramente bisogno”.

E il presidente dell’Associazione vittime della strage di via dei Georgofili, Giovanna Maggiani Chielli, scrive: “Gli ingredienti del messaggio per noi lasciano pochi dubbi. Ingroia, mentre fa politica agita tutti quegli argomenti importanti che sono stati il movente della trattativa Stato-mafia di cui il magistrato si è occupato e che sono la vera lotta alla mafia, il cattivo utilizzo dei beni confiscati alla mafia e le collusioni politiche con la mafia. Argomenti – conclude Maggiani Chielli – che soprattutto ben chiari leggiamo nel riferimento ai 1000 chili di tritolo menzionato nel messaggio di morte”.