Mafia, bacio in fronte suggella “elezione” nel clan FOTO

PALERMO – Un bacio sulla fronte per suggellare il patto mafioso: l'”elezione” dei nuovi vertici a capo del clan mafioso. I carabinieri del Ros hanno immortalato una sequenza che si è svolta in pubblico e in pieno giorno per le vie di Palermo: nelle immagini si notano Giuseppe Greco, Salvatore Profeta, Natale Gambino insieme ad altri. Secondo l’accusa questi baci in fronte “potrebbero rappresentare una manifestazione rituale dell’avvenuta designazione di Giuseppe Greco a capo della famiglia di Santa Maria di Gesù o, quanto meno, una forma pubblica di sostegno alla sua nomina”.

I Carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Palermo hanno eseguito, venerdì mattina, sei provvedimenti di fermo, emessi dalla Dda, nei confronti di persone accusate a vario titolo di omicidio, tentato omicidio, associazione mafiosa e reati legati al possesso di armi. Le indagini riguardano la famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesù e avrebbero svelato il coinvolgimento della cosca  nell’omicidio di Salvatore Sciacchitano e nel ferimento di Antonino Arizzi, avvenuti a Palermo il 3 ottobre scorso. Dalle attività investigative è emerso anche che i vertici del clan venivano designati attraverso elezioni a cui partecipavano uomini d’onore, secondo una prassi di cui i pentiti hanno parlato negli anni ’80. Alcuni dei fermati sarebbero coinvolti nell’agguato a Sciacchitano, punito per aver partecipato, poche ore prima di essere ucciso, al ferimento di Luigi Cona, personaggio vicino a Cosa nostra.

Per decidere alleanze e candidature avevano scelto una sala da barba: è lì, nel cuore del feudo mafioso di Santa Maria di Gesù, che i boss si riunivano prima di dar via alle elezioni per il rinnovo dei vertici del clan. Sciacchitano avrebbe partecipato a un agguato contro un pregiudicato vicino alla cosca. Dopo poche ore sarebbe stato punito: segno della capacità militare del clan, in grado di organizzare in pochissimo tempo una reazione militare all’aggressione di uno dei suoi. Dall’inchiesta, dunque, emerge il ritorno ai vecchi metodi di designazione dei capi, una sorta di “democratizzazione” criminale seguita agli anni di tirannia dei corleonesi di Totò Riina.

C’è anche uno dei sette ergastolani condannati e poi scagionati dal processo per la strage di via D’Amelio costata la vita al giudice Paolo Borsellino tra i sei fermati dai carabinieri. Si tratta di Natale Gambino finito in cella insieme a Giuseppe Greco, già arrestato e condannato per associazione mafiosa. I due, intercettati, parlano esplicitamente del rinnovo dei vertici dell’associazione mafiosa.

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