NUOVA DELHI (INDIA) – Si inasprisce il braccio di ferro tra Italia e India all’indomani dell’annuncio che i marò italiani non torneranno a New Delhi. Per protestare contro questa decisione, alcune centinaia di aderenti alla Società dei pescatori del Kerala hanno protestato bruciando le foto del fuciliere Salvatore Girone e del premier Manmohan Singh.
Il governo indiano intanto, ancora non ha risposto ufficialmente alla nota verbale della Farnesina e sta studiando i termini della questione, soppesando parola per parola i contenuti della lettera inviata da Roma. Il premier, Manmohan Singh, ha definito la decisione italiana “inaccettabile” e il ministero degli Esteri ha convocato l’ambasciatore italiano, Daniele Mancini, il diplomatico che si era impegnato, a nome del governo di Roma, al ritorno in India di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, dopo la licenza in Italia per poter votare. Singh ha intanto incontrato alcuni parlamentari del Kerala a cui ha riferito senza mezzi termini che il Paese “attiverà tutti i canali diplomatici” per far tornare in India i due marò..
“E’ ingiusto, così è stata tradita la fiducia”: questa la reazione di Abdul Ghani, presidente dell’Unione Nazionale Marittimi in India, alla notizia che i marò italiani non rientreranno a New Delhi per il processo. “Il nostro sistema giudiziario è stato molto leale con i militari italiani permettendo loro di andare e, se non ritornano, il diritto dovrà fare il suo corso”.
Intanto in Kerala, T Peter, della Fisherworker Society, ha preannunciato uno sciopero dei pescatori in segno di protesta per l’accaduto. “L’avevamo detto che se fosse stato concesso ai militari italiani di rimpatriare, non sarebbero tornati; ma il governo e la Corte Suprema l’hanno concesso. Tutti i pescatori si sentono truffati, perché sapevamo che sarebbe accaduto”.
A Trivandrum, alcune centinaia di aderenti alla Società dei pescatori del Kerala protestano bruciando manichini con appese foto del fuciliere Salvatore Girone e del premier Manmohan Singh (foto Epa/Ansa)
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