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Massimo Gramellini, Buongiorno sulla Stampa: “Scale immobili”

di Gianluca Pace |4 Dicembre 2013 8:17

ROMA – “Scale immobili”, questo il Buongiorno di oggi (4 dicembre) di Massimo Gramellini sulla Stampa. “Disoccupati, impoveriti e furibondi vari fanno fatica a inserire la legge elettorale nella lista delle loro priorità esistenziali – scrive Gramellini – La sensazione, ampiamente corroborata dall’esperienza, è che anche se il nuovo meccanismo consegnasse con chiarezza la maggioranza assoluta a una sola lista, nessuna riforma potrebbe risolvere il problema di fondo, dal momento che quella lista continuerebbe a essere composta da politici italiani”.

Massimo Gramellini, Buongiorno sulla Stampa: “Scale immobili”

Disoccupati, impoveriti e furibondi vari fanno fatica a inserire la legge elettorale nella lista delle loro priorità esistenziali. La sensazione, ampiamente corroborata dall’esperienza, è che anche se il nuovo meccanismo consegnasse con chiarezza la maggioranza assoluta a una sola lista, nessuna riforma potrebbe risolvere il problema di fondo, dal momento che quella lista continuerebbe a essere composta da politici italiani. I quali, nel volgere di poche settimane, frantumerebbero il partito vincitore in decine di correnti e spifferi, sparandosi addosso da tutti i talk show.
Nondimeno, quando Napolitano licenziò il badante di Dudù per installare il governo dei sobri, un’ondata di ingiustificato ottimismo attraversò la nazione. Per qualche istante si pensò sul serio che, mentre i professori della Bocconi si sarebbero impegnati a pelarci le tasche per ammansire i mercati, i parlamentari avrebbero potuto dedicarsi al dimagrimento della politica e a una legge elettorale meno indigeribile di quella attuale. Se non sull’orgoglio della categoria, si contava almeno sul suo istinto di conservazione.
Sono trascorsi esattamente due anni, i sobri hanno lasciato il posto ad altri sobri, ma i parlamentari non hanno fatto nulla di quel poco che si era chiesto loro di fare e oggi si presentano a mani vuote davanti al responso della Corte Costituzionale. I sistemi politici non cadono. Prima si paralizzano e poi si dissolvono: per abulia.

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