Milano, ricercatori vs animalisti: “Basta ignoranza, ricerca cura anche voi”

Pubblicato il 22 Aprile 2013 - 11:51 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – “Basta con la cultura dell’ ignoranza“. “No alla disinformazione, non fermerete la ricerca“. I ricercatori rispondono agli animalisti con lo stessa moneta: scendendo in piazza con camici e cartelloni alla mano nella domenica del 21 aprile. Sono oltre 60 gli studenti e ricercatori delle facoltà scientifiche dell’Università di Milano che protestano dopo il blitz animalista di sabato 20 aprile che ha liberato oltre 200 cavie, alcune delle quali potrebbero essere infette o in pericolo di vita.

I ricercatori hanno sfilato a Milano, tra  piazza Piola e via Pacini, dopo il blitz di 5 animalisti che hanno letteralmente mandato in fumo anni di lavoro e centinaia di migliaia di euro di fondi destinasti alla ricerca sulle malattie del sistema nervoso, dal Parkinson e l’Alzheimer alla Sla.

Stefano, un ricercatore di farmacologia, ha dichiarato all’Ansa: “I fatti di ieri sono di una gravita’ assoluta, e testimoniano il fatto che in Italia non c’è tutela per il lavoro. I laboratori sono universitari e hanno tutte autorizzazioni per fare quello che fanno. E’ inammissibile che nessuno abbia fatto niente per impedire che questi animalisti entrassero e rubassero animali da migliaia di euro, rovinando anni di studi a favore dei malati e di chi soffre”.

Anche un gruppetto di animalisti è sceso in piazza per rispondere ai ricercatori. “Assassini“, “vergogna“, questi i loro cartelli. Solo una decina che hanno insultato e provocato gli studenti. I ricercatori però non rispondono alle provocazioni e fermano i passanti per chiedere loro cosa ne pensano della vicenda.

Marco, ricercatore di Biologia molecolare, racconta: “Molti si stupiscono della nostra pacatezza e si accorgono della violenza degli animalisti. Altri dicono di essere contrari alla vivisezione perché lo hanno sentito dire in tv o su Facebook, ma ammettono, quando spieghiamo loro come stanno le cose, che sono pronti a cambiare idea”.

Giorgia, biologa, osserva: “Pensavamo di venire qui e di doverci difendere con le unghie e con i denti. Invece la gente ci capisce e ci supporta. Peccato solo che manchino i rappresentanti dell’università a darci man forte”.

Andrea Tosini, uno degli studenti che protestano, spiega: “Queste persone non si rendono conto che liberando topi e conigli usati in laboratorio non solo creano un danno economico all’università, ma danneggiano anche lo stesso animale. Si tratta infatti di esemplari con un sistema immunitario più basso, incapaci di vivere liberamente e forse anche con malattie infettive”.

Per gli studenti e i ricercatori è necessario che su questo punto, continua Tosini, ”si faccia corretta informazione perché il messaggio che viene fatto passare dagli animalisti è che in laboratorio si torturano gli animali e che la ricerca sugli animali non serve a nulla. Non è vero. Inoltre bisogna agire correttamente, e occupare una facoltà e liberare degli animali non lo è”.

Visto il clima che da tempo si è creato in Italia sulle sperimentazioni sugli animali, studenti e ricercatori delle facoltà scientifiche italiane, scienziati, divulgatori e veterinari hanno fondato dallo scorso settembre l’associazione Pro-test Italia per fare corretta informazione sull’importanza degli animali nella ricerca biomedica: “Siamo in tutta Italia e ci coordiniamo via internet, anche con associazioni omologhe in altri Paesi europei”.