Morto Alberto Musy, riparte processo a Francesco Furchì: ora rischia ergastolo

TORINO – A poche ore dalla morte del consigliere comunale Udc Alberto Musy, riparte il processo a Francesco Furchì, imputato dell’agguato a colpi di pistola che il 21 marzo 2012 ridusse Musy al coma irreversibile.

Molti cambiamenti sono annunciati: il primo è che probabilmente per il cinquantenne Furchì il capo di imputazione cambia, da tentato omicidio a omicidio volontario premeditato.

Lo sottolinea Gianpaolo Zancan, avvocato dei familiari di Musy: “Adesso l’imputazione per Francesco Furchì dovrà cambiare: da tentato omicidio a omicidio volontario premeditato. Un reato punito con l’ergastolo”.

Prima però bisogna passare per i risultati dell’autopsia di Musy. Oltre ad accertare le cause del decesso, l’autopsia dovrà stabilire se esiste un nesso diretto e inequivocabile con il ferimento: è questa la condizione su cui si potrà basare il cambio del capo d’accusa in omicidio volontario.

Il pm, durante il suo breve intervento, ha fatto presente ai giudici che, in linea teorica, la procura potrebbe aprire un fascicolo autonomo. Gian Paolo Zancan, patrono di parte civile, si è associato alla proposta di autopsia, ma ha chiesto che l’autorizzazione per i funerali venga concessa “al più presto”.

Le altre sorprese le aveva promesse Furchì in una lettera al settimanale Oggi, in cui il cinquantenne calabrese – che l’accusa ha definito un “collerico faccendiere”, che voleva vendicarsi di Musy perché non lo aveva messo fra i capilista alle comunali del 2011 – aveva annunciato una deposizione spontanea.

Al settimanale Furchì ha scritto che chiede una “perizia super partes” perché nel corso delle udienze sono emerse “eclatanti discordanze” fra i pareri degli esperti che, per conto di accusa e difesa, hanno cercato di stabilire se lui sia davvero “l’uomo con il casco” filmato dalle telecamere sparse per il centro cittadino mentre, a piedi, si aggira nella zona in cui fu teso l’agguato a Musy.

Il processo va avanti dall’8 maggio scorso.

Queste le perizie finora presentate.

PERIZIA DELL’ACCUSA: “L’uomo col casco” e Francesco Furchì sono compatibili tra il 90 e il 97 per cento. Lo hanno affermato i tre consulenti incaricati dalla procura di stendere una relazione sulle misure antropometriche e sulla camminata dell’imputato. Secondo il medico legale Roberto Testi, in particolare, vi è una coincidenza di tre difetti fisici: “L’asimmetria delle spalle, con la destra più bassa, l’atteggiamento ‘in valgo’ dei piedi e la zoppia con tempo d’appoggio del piede sinistro apprezzabilmente più lungo del tempo di appoggio del piede destro”. Testi ha poi spiegato che l’analisi qualitativa dei difetti fisici ha trovato anche un riscontro quantitativo nell’analisi delle scarpe di Furchì. “La sinistra – ha sostenuto – è notevolmente più usurata della destra, in particolare all’esterno”. Infine, ha detto sempre Testi, “l’appoggio diverso di un piede rispetto a un altro è una cosa molto difficilmente dissimulabile”. Per determinare l’altezza dell’uomo col casco, parametro che corrisponde al 97% a quello di Furchì, sono state effettuate 83 misurazioni diverse.

Un nuovo filmato risalente alla mattinata dell’agguato ad Alberto Musy era stato presentato dai consulenti dell’accusa. Risale a mezz’ora prima della sparatoria. Nel video si vedono tre uomini uscire dall’ufficio dell’associazione Magna Grecia, presieduta da Furchì, in via Garibaldi. Due di loro restano sul posto, mentre il terzo si dirige camminando verso piazza Castello. Secondo l’ipotesi dei consulenti, i tre potrebbero essere Furchì e i due facchini impiegati nel trasloco della sede dell’associazione, in corso in quei giorni. Il video smentirebbe quindi, secondo i consulenti dell’accusa, l’imputato, che ha sempre sostenuto di essere arrivato troppo tardi nella zona per compiere l’agguato.

PERIZIA DELLA DIFESA. Non c’è nessuna somiglianza, anzi, ci sono difetti di tipo differente tra le camminate dell’uomo col casco e di Francesco Furchì. Lo hanno sostenuto in aula i consulenti della difesa dell’imputato, secondo i quali si tratta “senza dubbio” di due persone diverse. In particolare, per l’ortopedico Patrizia Zucchetto, esperta in analisi del movimento, “Furchì ha una camminata anomala per un problema al piede sinistro, mentre l’uomo col casco ha un problema al piede destro. Quelli dei consulenti dell’accusa sono aspetti tecnici, ma non fondamentali”. Secondo Maria Grazia Benedetti, della Siamoc, la Società italiana che si occupa dell’analisi del movimento, l’uomo col casco “ha un difetto nella tibia, che è tendente al varo”. Secondo Carlo Albino Frigo, della Siamoc, “nell’uomo col casco il passo col piede destro è più corto rispetto al sinistro. In Furchì invece il destro è più lungo del sinistro”. I tre consulenti hanno affermato che “non è possibile ricavare misure antropometriche dai filmati” e che “non è possibile effettuare misurazioni sui tempi di appoggio dei piedi, in quanto dai video non si vede quando il piede è appoggiato e quando no”.

Gestione cookie