Natale con i tuoi? No, con sarcasmo. Storie di ordinaria fotografia

di Mascia Garigliano
Pubblicato il 24 Dicembre 2018 - 12:08 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Ed eccole là. Scintillanti, a intermittenza, bianche e colorate: le luci fanno la loro comparsa e decorano a festa città, case e negozi. Dal giorno dell’Immacolata in poi, la febbre contagiosa del Natale miete un numero indefinito di vittime. E’ inesorabile, quasi inevitabile.

Ce ne accorgiamo quando per l’ennesima volta ridanno in Tv “Una poltrona per due” e, come se non bastasse, va in onda una serie di film da sindrome natalizia, in cui lei e lui alla fine si baciano, sotto il vischio, con i “Wham” e la loro “Last Christmas, I gave you my heart…” come sottofondo musicale. Sono favole surreali dal lieto fine “del vissero felici e contenti” … sì, certo, nella realtà durerebbero da Natale a Santo Stefano. In radio passano Bublè come non ci fosse un domani.

Ci si mette anche la pubblicità tra panettoni con e senza uvetta, pandori, torroni, modelle seminude che sponsorizzano profumi e l’immancabile 3 x 2 degli elettrodomestici. Il tutto rigorosamente in un’allegra cornice familiare, possibilmente con i nonni e i bambini che fa più Natale. Tanto si sa, siamo tutti più buoni. Almeno questo è l’intento prima di ricevere messaggi di auguri, uguali all’anno scorso, foto di alberi addobbati, presepi con fontanelle sgorganti e video dai contenuti più o meno discutibili. Si fa a gara. Tutto il tempo.

E se pensate che preferireste stare sull’isola deserta al posto di “Mr Wilson” scordatevelo. Il fatidico 25 è ormai arrivato con le sue tavole ricche e sontuose che seguono le rigide regole del Galateo: la forchetta a sinistra del piatto, mentre il coltello e lo smartphone vanno a destra. Il rosso è il colore predominante. Straborda ovunque. Anche su quei golfini con le renne che gli audaci sfoggiano con incomprensibile orgoglio.

E tra un primo di lasagne e la versione vegana per chi non mangia carne, arrivano le temutissime domande dei parenti: “Allora? Quando ti sposi?”. E, ancora: “Un nipotino, quando ce lo fai?”. Ma la peggio forse è: “A Capodanno che fai?”. Insomma, siamo al dolce, anzi alla frutta e ci sentiamo già esausti. Ma bando alle ciance e ai kg di troppo, cominciamo a pensare che in fondo stare insieme non è così male. Forse lo crediamo dopo l’ennesimo brindisi, fatto sta che lo spirito natalizio, pian piano, si sta impossessando di noi fino a quando scartiamo i regali che di certo non spiccano per originalità.

Il rischio riciclo e l’espressione finta di aver gradito è dietro l’angolo. “L’importante non è il regalo, ma il pensiero”, dovrebbero scrivere questo sul bigliettino e non quelle frasi impostate che sono un chiaro “copia e incolla” da Google. Apprezzeremmo quanto meno la sincerità. Come il copione di un cinepanettone, anche questo Natale passerà. E, con esso, tutte le altre Feste. Le luci e gli addobbi finiranno negli scatoloni in cantina e immaginiamo il povero Babbo Natale, da noi prima sedotto e poi abbandonato, steso sul lettino dallo psicologo che gli domanda: “Ma Lei…ci crede o no in sé stesso?”.

Natale con i tuoi? No, meglio con sarcasmo. Storie di ordinaria fotografia

Natale con i tuoi? No, con sarcasmo. Storie di ordinaria fotografia