Nato rafforza presenza militare ai confini con la Russia FOTO

ROMA – “La Nato assedia Putin” sintetizza La Stampa. La Nato, dopo il vertice in Galles, ha formalizzato la scelta di mettere in campo una forza militare di intervento rapido, cinquemila uomini. In più, ed è questo che ha reso Mosca furiosa, la forza di intervento rapida poggerà su cinque nuove basi Nato poste a cerniera intorno ai confini della Russia. Scelta che Mosca ha definito un “rischio per la pace” aggiungendo un commento sprezzante “la nato non cambia il suo Dna”.

In Ucraina intanto è stato raggiunto un accordo per il cessate il fuoco.

Gli ambasciatori dei 28 paesi membri dell’Ue hanno raggiunto un accordo per l’adozione di nuove sanzioni economiche contro la Russia che saranno adottate formalmente lunedì con una procedura scritta.
Il nuovo pacchetto “darà al’Unione europea uno strumento efficace, che ci consentirà di dare una risposta in breve tempo” e “aumenterà l’efficacia delle misure già adottate” si legge nella lettera di Van Rompuy e Barroso. Inoltre “rafforzerà il principio che le sanzioni dell’Ue hanno l’obiettivo di promuovere un cambio di atteggiamento della Russia in Ucraina”.

Mosca ha ammonito oggi che reagirà in caso di nuove sanzioni da parte della Ue legate alla crisi ucraina. “Se la nuova lista di sanzioni della Ue entra in vigore, ci sarà sicuramente una reazione da parte nostra”, ha dichiarato il ministero degli esteri russo, all’indomani della firma dell’accordo per il cessate il fuoco.

Per Mosca, la Nato ha usato la crisi ucraina solo “come pretesto per attuare piani concepiti da tempo” e quanto dichiarato sulla situazione ucraina e annunciato in merito a esercitazioni congiunte in Ucraina non farà che “accrescere la tensione” e “minacciare” i progressi nel processo di pace. La dichiarazione viene dal ministero degli esteri russo.

Un altro tema sul tavolo di Newport è stato quello sulle spese per la difesa dei singoli stati. Obama e Cameron stanno facendo pressioni sui partner della Nato affinché ogni paese membro rispetti l’impegno di spendere per la difesa un ammontare pari al 2% del proprio Pil. Al momento solo quattro Paesi della Nato rispettano questa soglia, cioè Usa, Regno Unito, Grecia ed Estonia.

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