SUSA (TORINO) – Una “marcia pacifica” contro “l’occupazione militare della Valle di Susa” e per “il diritto ad opporsi al Tav senza essere criminalizzati”. Sono le parole d’ordine della manifestazione che si è tenuta nel pomeriggio del 16 novembre, di fronte all’area in cui dovrebbe sorgere la stazione internazionale della futura Torino-Lione, ha radunato migliaia di persone.
Quarantamila per il giovane speaker che parla dal palco allestito in piazza d’Armi, oltre settemila per la Questura. “Un corteo civile, corretto e assolutamente tranquillo” dice Sandro Plano, il presidente della Comunità montana della Valle che da anni guida il fronte degli amministratori locali schierati contro il Tav.
Nessuno scontro, nessun momento di tensione, solo una modica dose di slogan contro le forze dell’ordine, bollate come “truppe di occupazione” perché osano proteggere il cantiere di Chiomonte. Per protestare contro quella che viene giudicata da loro occupazione, alcuni militanti No Tav hanno provato a fronteggiare alcuni poliziotti fissandoli negli occhi. Tra loro, una ragazza ha provato anche a dare un bacio ad un poliziotto in tenuta antisommossa (ecco le foto, pubblicate da LaPresse)
“Una manifestazione per famiglie”, aveva anticipato alla vigilia un simpatizzante. Ad aprire il corteo c’erano, non a caso, bambini e donne con il passeggino. Quindi la pattuglia dei sindaci valsusini No Tav in fascia tricolore e, insieme ai valligiani, delegazioni di comitati e movimenti da tutta Italia, dai No F35 ai No Dal Molin, dai No TerzoValico ai pugliesi del No 275. Organizzazioni che si ispirano apertamente all’esperienza ormai pluriventennale dei No Tav.
“E’ la gente che finalmente riprende la parola”, afferma il segretario di Rifondazione, Paolo Ferrero, richiamandosi alle manifestazioni che nello stesso momento si tengono a Napoli, Pisa, Gradisca. Luca Fagiano, della nutrita rappresentanza antagonista romana, parla di “spirito della Valle di Susa che sta viaggiando per tutto il Paese”. I No Tav manifestano per ribadire il diritto ad opporsi alla ferrovia Torino-Lione, per protestare contro “la militarizzazione” del territorio e lo “spreco di denaro pubblico”, per mettere qualche puntino sulle ‘i’ rispetto alle notizie sullo stato dei lavori. Marco Scibona, deputato dei Cinque Stelle, spiega per esempio che l’accordo internazionale sull’opera non può dirsi ratificato perché ha avuto il via libera solo da uno dei due rami del Parlamento: “ma questo ai francesi non verrà detto – aggiunge – così come non verrà detto che a Chiomonte la ‘talpa’, in realtà, non è partita”.
Numerosi gli anarchici e gli autonomi nel corteo. Si vede l’attempato ex brigatista Paolo Maurizio Ferrari che marcia reggendo uno striscione, e anche Turi Vaccaro, un pacifista molto conosciuto e molto amato. In piazza d’Armi interviene l’europarlamentare Gianni Vattimo, con il sindacalista Giorgio Cremaschi e l’applauditissimo Alberto Perino, leader storico del movimento.