ROMA – Stando a tutte le previsioni e alla quindicina di premi vinti, dal Golden Globe al Bafta, sembra arrivato il momento agli Oscar 2015, che verranno assegnati domenica sera (in Italia in diretta su Sky Cinema Oscar HD dalle 22.50 e in contemporanea in chiaro su Cielo), di Julianne Moore, in gara per aver dato volto con incredibile intensità a un cinquantenne colpita da Alzheimer precoce in ‘Still Alice’. Non mancano, però, le avversarie di talento: Rosamund Pike, dark lady ne ‘L’amore bugiardo’; due interpreti che una statuetta l’hanno già vinta, Marion Cotillard, in corsa con ‘Due giorni, una notte’ e Reese Witherspoon con ‘Wild’, insieme all’emergente Felicity Jones per ‘La teoria del tutto’. “La più grande attrice americana vivente che non ha ancora vinto un Oscar”, così Wash Westmoreland, coregista con Richard Glatzer di Still Alice, ha definito Julianne Moore, arrivata con questa a cinque candidature: le altre le aveva avute, come non protagonista, nel 1998 per Boogie Nights e nel 2003 per ‘The hours’, e come protagonista, nel 2000 per ‘Fine di una storia’ e sempre nel 2003 per ‘Lontano dal paradiso’.
Un percorso segnato da grandi interpretazioni, fra gli altri, per Louis Malle, Robert Altman, Todd Haynes, Paul Thomas Anderson, Ridley Scott, Neil Jordan, Stephen Daldry, Gus Van Sant, Alfonso Cuaron, Lisa Chodolenko, David Cronenberg, con il quale per ‘Maps to the stars’ agli ultimi Golden Globe era nominata anche fra le attrici non protagoniste. Il ruolo in ‘Still Alice’ “non mi ha spaventato – ha spiegato Julianne Moore -. Mi ha reso felice e grata per ogni esperienza che ho potuto vivere nella mia vita”. La britannica Rosamund Pike, classe 1979, volto della Bond girl Miranda Frost nel film ‘La morte può attendere’ (2002), è stata negli anni una convincente interprete di personaggi soprattutto positivi come quelli in ‘Orgoglio e pregiudizio’ (2005), ‘An education’ (2009) e ‘La versione di Barney’ (2010). Per il modo in cui si è calata nei panni di una ironica, spietata e apparentemente algida dark lady nell”Amore bugiardo’ di David Fincher, tratto dal romanzo di Gillian Flynn, ha sorpreso e entusiasmato pubblico e critica. “E’ un personaggio nel quale non ci può essere niente di superficiale e che è molto estremo, brillantemente estremo”, ha detto. Un legame forte con ‘Amore bugiardo’ ce l’ha anche Reese Witherspoon, coproduttrice del film di Fincher, in cui però non ha recitato. L’attrice, che ha conquistato nel 2006, alla prima nomination, l’Oscar come migliore attrice non protagonista per ‘Walk the line’, torna in corsa con un altro film che ha coprodotto, ‘Wild’ di Jean-Marc Vallee tratto dal libro di memorie di Cheryl Strayed.
E’ la storia di una donna dall’infanzia difficile, travolta dagli eccessi e un matrimonio fallito che cerca di ritrovare se stessa compiendo a piedi un lungo viaggio solitario per gli Stati Uniti. Anche Marion Cotillard ha conquistato l’Oscar, alla prima candidatura, nel 2008 per il suo ritratto di Edith Piaf in ‘La vie en rose’. Da allora è diventata una delle attrici non anglofone più amate ad Hollywood, grazie a performance in film come ‘Inception’ e ‘C’era una volta a New York’. E’ però un altro film europeo, ‘Due giorni, una notte’ dei fratelli Dardenne, a portarle la seconda nomination, per il ruolo di Sandra, mamma belga che difende con i denti il proprio lavoro. Oltre a Rosamund Pike, è matricola agli Oscar anche la collega britannica Felicity Jones, classe 1983, notata dai critici nel 2011 per l’indie ‘Like Crazy’ di Drake Doremus, per cui ha vinto al Sundance Film festival il premio speciale della giuria per l’interpretazione. La candidatura alla statuetta le arriva per ‘La teoria del tutto’ di James Marsh, nel ruolo di Jane Hawking, moglie di Stephen Hawking dal 1965 al 1995, madre dei suoi tre figli e autrice del libro di memorie da cui è tratto il film. Ora è già annunciata fra i protagonisti di ‘Inferno’, il nuovo film di Ron Howard tratto da un romanzo di Dan Brown e di uno spin-off del nuovo Star Wars. (Foto Lapresse)