ROMA – Una pelle artificiale dotata di sensori che la rendono sensibile quanto quella umana. Un’innovazione resa possibile dall’Istituto italiano di tecnologia, che porta avanti tre grandi studi per rendere iCub, il piccolo robot androide già presentato nel 2009, ancora più “sensibile”. Le tre differenti tecnologie serviranno a sviluppare sensori e pelle che combinati insieme avranno vaste applicazioni, sia in campo medico che tecnologico.
Luca Vaglio sul Corriere della Sera riporta le parole di Roberto Cingolani, il direttore dell’Iit:
“«La pelle è la membrana che più di ogni altra ci mette in contatto con il mondo. Grazie alle pelle sentiamo se fa freddo o caldo, percepiamo le caratteristiche dei materiali e delle superfici, possiamo avere una prima impressione sulla forza di una trazione o sul peso di un oggetto. Replicare la sensibilità della pelle, almeno in alcune delle sue peculiarità, è un passaggio fondamentale per qualunque percorso scientifico che si occupi di intelligenza artificiale»”.
L’istituto lavora su tre differenti tecnologie, spiega Vaglio. La prima sono i sensori iCub:
“Giorgio Metta, specializzato in ingegneria robotica, e il suo gruppo di lavoro stanno installando su iCub dei sensori capacitivi che permetteranno al robot di sviluppare una sensibilità tattile. Il progetto sarà ultimato nei primi mesi del 2014: sono stati già applicati circa 2.000 sensori su 4.200, distribuiti sui polpastrelli, i palmi delle mani, le braccia, le piante dei piedi e, con una densità minore, sulle altre parti del corpo”.
La seconda invece riguarda i sensori piezoelettrici sviluppati dal professore Massimo De Vittori e i suoi collaboratori del Centro per le nanotecnologie biomolecolari che
“hanno realizzato dei prototipi di sensori tridimensionali, flessibili e con proprietà piezoelettriche, ossia capaci, se sottoposti a pressione, a torsione o a una diversa forma di contatto, di trasmettere, senza bisogno di alimentazione, segnali elettrici specifici e coerenti con il tipo di impulso ricevuto. I sensori piezoelettrici sono in grado di rilevare con particolare efficacia le peculiarità delle superfici, ovvero la loro eventuale rugosità. Si arriva a questo risultato attraverso le nanotecnologie che in laboratorio permettono di intervenire sulla struttura molecolare dei materiali, esaltandone la capacità di reagire agli impulsi sensoriali e riproducendo le caratteristiche della pelle”.
L’ultima tecnologia invece avrà bisogno di tempo per essere impiegata:
“Un terzo gruppo di ricerca, guidato dal professor Paolo Netti, a partire da una coltura cellulare ha sintetizzato in laboratorio un campione di pelle umana di oltre dieci centimetri quadrati. L’obiettivo è realizzare nei prossimi mesi un campione di pelle grande quanto un foglio A4. Quest’ultimo studio potrà aprire nel giro qualche anno prospettive preziose per i trapianti di pelle generata da cellule dello stesso paziente sulle vittime di ustioni o di altri episodi traumatici”.