Pensioni insostenibili? Retributivo “esagerato”? Falso: controinchiesta di un pensionato

Pensioni insostenibili? Retributivo "esagerato"? Falso: controinchiesta di un pensionato
La tassazione delle pensioni in Europa

ROMA – Si chiama Lucio, viene da Livorno ha 43 anni di contributi, una vita di lavoro e una legittima rabbia per come il tema delle pensioni viene trattato dai governi che si sono succeduti negli ultimi 20 anni, soprattutto gli ultimi.

Il pensionato Lucio, calcoli e tabelle alla mano, dimostra in una vera e propria controinchiesta inviata a Franco Abruzzo, che noi pubblichiamo, quanto sia falsa l’immagine del sistema pensionistico italiano e dei pensionati dipinti come una sterminata massa di scrocconi che campa sulle spalle delle giovani generazioni.

Non è vero che il sistema è insostenibile, non è vero che le pensioni calcolate col metodo retributivo sono esagerate e quelle col contributivo sono “giuste”. Mentre, scrive e dimostra il signor Lucio, è vero che le pensioni sono state continuamente erose dall’azione dei governi e che – nonostante le smentite – Renzi si appresta ad intervenire (tagliare) ancora sulle pensioni.

Egregio Dottor Abruzzo,

non passa giorno, da quando si è insediato il nuovo governo, che non si parli di pensioni, e non solo di quelle d’oro, ma di quelle d’argento, di bronzo di legno… e su quanto già deciso riporto quanto segue:

– La Corte Costituzionale sta vagliando il ricorso inviato dal Tribunale di Palermo in ordine alla costituzionalità o meno del blocco della perequazione automatica delle pensioni disposto dal Governo Monti per il biennio 2012-2013. (Legge 214/2011) In caso di accoglimento dell’istanza la norma in questione sarà “cancellata” e l’INPS, conseguentemente, provvederà a rideterminare il valore delle pensioni in godimento.

– La legge di stabilità per il 2014 (legge n° 147 del 27 dicembre 2013) all’art. 1, comma 483, nel fissare nuovi criteri per il calcolo della rivalutazione annuale dei trattamenti pensionistici da valere per il triennio 2014-2016, ha, altresì, riproposto il blocco dell’adeguamento delle pensioni con riferimento alle fasce di importo superiore a 2.972,58 euro lordi al mese (pari a sei volte il trattamento minimo INPS) da valere per il solo anno 2014.

Intanto c’è da precisare il fatto che (la matematica non è una opinione*) il congelamento dell’indicizzazione ISTAT subita nel biennio 2012-13 non è un “contributo temporaneo”, ma permanente infatti basta osservare la sottostante tabella:

Pensioni insostenibili? Retributivo "esagerato"? Falso: controinchiesta di un pensionato
Il danno della mancata perequazione

* Ipotesi A) inflazione 2013-2032 costante = 0.5% all’anno

B) calcolo effettuato con l’interesse composto anno su anno

C) per il totale mancato adeguamento è stata fatta la media tra il valore 2012/2013 e il valora al 2032

D) i valori calcolati superano quelli effettivi per il fatto che l’adeguamento ISTAT è (incostituzionalmente) ridotto per le pensioni medio alte

Come si vede a “fine vita pensionistica” si tratta di importi considerevoli.

Recentemente una delibera della Corte Costituzionale sentenza n° 316 del 3 novembre 2010, trattando della sospensione della rivalutazione delle pensioni di importo superiore ad otto volte il trattamento minimo INPS disposta dal Governo Prodi per l’anno 2008, pur ribadendo ancora che “la garanzia costituzionale della adeguatezza e della proporzionalità del trattamento pensionistico incontra il limite delle risorse disponibili al quale il Governo ed il Parlamento devono uniformare la legislazione di spesa” ha, tuttavia, avvertito che “la sospensione a tempo indeterminato del meccanismo perequativo, ovvero della frequente reiterazione di misure intese a paralizzarlo, esporrebbero il sistema ad evidenti tensioni con gli invalicabili principi di ragionevolezza e proporzionalità. Perché le pensioni, sia pure di maggiore consistenza, potrebbero non essere sufficientemente difese in relazione ai mutamenti del potere di acquisto della moneta”.

Questa autorevole sentenza non ha per nulla scalfito l’idea dell’attuale governo di mettere mano nelle tasche dei pensionati.

Come vede la manovra che il presente governo (ed i precedenti) ha in animo sulle pensioni, oltre che incostituzionale (si spera) è vergognosa. Per quelle poche migliaia di “fortunati” delle pensioni d’oro, su cui ci sarebbe da discutere, si vogliono falcidiare le pensioni di tanti milioni di italiani che arrivano a stento a fine mese dopo una vita di lavoro, dato che l’ISTAT stesso denuncia la povertà per 1/3 delle famiglie italiane e fra queste tante di poveri pensionati

Il tormentone sulle pensioni è storia antica, e le “riforme pensionistiche” da Dini alla Fornero di fatto hanno avuto l’unico obiettivo di ridurre l’importo degli assegni già decisi ed erogati da INPS.

L’INPS (è stato detto da molti) eroga 2 tipi di prestazioni,

A) La previdenza (per la quale si versano obbligatoriamente i contributi)

B) L’assistenza (CIG, invalidità, accompagnamento etc.)

Già questa sovrapposizione di compiti è fuorviante, la seconda B) dovrebbe trovare risorse dalla fiscalità statale.

È noto che INPS fino al 2009 era addirittura in attivo di 4,447 miliardi di euro

È stata la confluenza della gestione previdenziale Inpdap fortemente in passivo (senza corrispondente supporto da parte dello Stato) a determinare lo sbilancio del bilancio che si protrae fino ad oggi (Bilancio INPS in deficit per 9,786 Mld €).

Ora se si vogliono fare (come si è fatto) dell’INPS nato per erogare pensioni un enorme calderone nel quale oltre a queste ci si fa carico dell’assistenza B) e per di più si conglobano tutte casse previdenziali di categoria, molte delle quali in deficit, non si può far pagare il disavanzo di bilancio che ne consegue ai pensionati già liquidati dall’INPS.

Qui si deve salvaguardare un principio “LE REGOLE DELLA PARTITA VANNO RISPETTATE PER IL PREGRESSO”

E già con le varie riforme questo principio è stato violato più volte! Pensi che c’è chi addirittura pensa di “andare a recuperare soldi dalle pensioni calcolate coi vecchi metodi nel passato (retributivo/contributivo) a questo punto i pensionati dovrebbero:

FAR SALTARE IL BANCO

Ora, dopo che il passaggio dal sistema retributivo al contributivo è stato sancito per legge (non retroattiva) legge 8 agosto 1995, n. 335 della Riforma Dini, si vuole tornare sui questo argomento a 20 anni di distanza per vedere sulle pensioni esistenti quanto incide la differenza fra gli importi erogati e i contributi versati, magari con la “fantastica idea” di ridurre (in media del 25-30%) gli assegni attualmente goduti da 16,7 milioni di pensionati (Art. Libero 28.03.2014 di A. Castro)

MA DICO SIAMO IMPAZZITI?

Sia legalmente che economicamente sarebbe un provvedimento da “rivoluzione francese” anche se attuato sulle famose pensioni “ricche” ossia quelle maggiori di 2500 – 3000 € lordi mese. Si veda il file “lettera” per capire cosa sono le pensioni e a che servono?

SONO UNO DEI POCHI AMMORTIZZATORI SOCIALI PER LE NUOVE GENERAZIONI!

Egregio dottore i pensionati contribuiscono eccome al Pil e sono una ricchezza per le nuove generazioni per quei “bamboccioni adulti” che sono costretti per mancanza di lavoro la perdita del lavoro o salari da fame a vivere coi genitori.

Chi si pensa che abbia fornito loro una casetta (non certo l’Istituto Autonomo Case Popolari)?

Per ora anche Padoan assicura “le pensioni non si toccano” e direi che è ovvio, la spesa pensionistica è di 270 miliardi di euro all’anno.

Che divisa per 16,7 milioni di pensionati fa in media: 16.167 € lordi/anno cioè 1243,6 € lordi/mese (13 mensilità)
ovvero 938 € netti/mese

Inoltre (dati ISTAT) l’80% dei pensionati percepisce meno di 2000 € lordi /mese = 1408 € netti /mese

COSA VOGLIAMO TAGLIARE?

Però facciamo due conti (ovviamente medi) la spesa è sì di 270 miliardi di euro all’anno, ma in media allo Stato sotto forma di IRPEF tornano

16.167 – (938 X 13) = 3973 € /anno per pensionato, che moltiplicato per i pensionati 3.973 € X 16,7 milioni = 66,35 miliardi all’anno.

Per cui alla fine allo Stato i pensionati costano al netto: 270 Mld € – 66,35 Mld € = 203,65 miliardi di euro.

Se si confrontano i livelli di tassazione delle pensioni dei paesi EU (i nostri pensionati pagano più tasse della media EU) si vede che alla fine il nostro sistema pensionistico non è affatto così disastroso.

Dal lordo al netto delle tasse si passa dal 16,8 % del PIL (calcolo del lordo) al 12,7% del PIL (calcolo del netto).

È SUL NETTO DEL COSTO PENSIONISTICO CHE SI DEVE FARE IL CONFRONTO CON L’EUROPA

E poi c’è chi si interroga sulla differenza tra regime retributivo e contributivo:

ecco (sembra) l’ultima “trovata” del governo Renzi, che pochi media hanno divulgato ma che non ha fino ad ora non avuto smentita. Come si sa Renzi si è impegnato con la promessa “10 miliardi di euro per 10 milioni di lavoratori dipendenti” ed il problema insieme alle altre promesse in cantiere è quello di trovare le risorse economiche, perchè il nostro, lancia sul piatto la posta comunicandolo ai 4 venti e poi tocca ai ministri, funzionari, adepti risolvere il banale compito di reperire sia in quantità che dove i denari necessari.

Dunque riporto la notizia di Libero del 28 marzo 2014, articolo di Belpietro/Castro, che dice che l’esecutivo ha chiesto all’Inps di calcolare la differenza, per tutte le pensioni esistenti tra il trattamento retributivo e quello contributivo, e il direttore generale dell’Inps Mauro Nori ha detto che per i dipendenti privati il calcolo è facile mentre per quelli pubblici un po’ problematico, ma si può fare.

Questa “curiosità” del Governo non appare fine a sé stessa, già dal suo insediamento il tasto pensioni (Cottarelli), per quanto smentito da Renzi, è stato toccato e non certo per beneficiarle. Adesso nella affannosa ricerca di soldi per onorare la promessa di cui sopra fatta ai lavoratori dipendenti, il sospetto è che i soldi necessari tutti o in parte si vadano appunto a prelevare dalle pensioni.

Il ragionamento alla base di tutto è questo:

LE PENSIONI GIUSTE SONO QUELLE CONTRIBUTIVE, QUELLE RETRIBUTIVE SONO “SOVRADIMENSIONATE”

Si badi bene che si sta parlando di pensioni (retributivo o misto retributivo/contributivo) regolate a partire dal 1996 dalla Riforma Dini (legge 8 agosto 1995 n°335) che in pratica stabilisce:

· chi nel 1996 aveva più di 18 anni di anzianità contributiva, calcolava la pensione di vecchiaia solo con il metodo retributivo;

· chi nel 1996 aveva meno di 18 anni di anzianità contributiva, calcolava la pensione di vecchiaia con il metodo pro-rata, dal 1996;

· chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996 calcola la pensione di vecchiaia solo con il metodo di calcolo contributivo

La differenza tra retributivo (pensione calcolata sulla media della retribuzione degli ultimi anni) e contributivo (pensione calcolata sulla base dei contributi versati, oggetto della “curiosità” del Governo è mostrata nella tabella allegata.

Pensioni insostenibili? Retributivo "esagerato"? Falso: controinchiesta di un pensionato
Differenze retributivo-contributivo

Come si vede al crescere dell’importo di pensione, cresce lo “sbilancio” tra retributivo e contributivo.

Ora l’idea sarebbe:

ANNULLARE LA RIFORMA DINI DI 20 ANNI FA E PAGARE TUTTE LE PENSIONI COL SISTEMA CONTRIBUTIVO

Lo stesso articolo di Libero dice che il risparmio sarebbe di 3,5 miliardi di euro per il settore privato e 2,5 per quello pubblico ossia 6 miliardi di euro.

Il gioco di trovare le risorse economiche è fatto!

Ora una manovra di questo tipo che interessa centinaia di migliaia di pensionati, stante il fatto che prevede di annullare una legge dello stato di 20 anni fa

È ASSOLUTAMENTE INACCETTABILE OLTRE CHE INCOSTITUZIONALE

Ma ormai, dopo diverse prove date, di Renzi non c’è più da stupirsi, si naviga colla regola di Machiavelli suo concittadino nato circa 500 anni prima: IL FINE GIUSTIFICA I MEZZI e c’è da scommettere che il suo “breviario” da cui prende ispirazione in politica sia proprio il Principe.

Riprendendo il tema della iniqua tassazione delle pensioni italiane rispetto al resto d’Europa…

LE TASSE CHE GRAVANO SULLE PENSIONI COMPENSANO VARIE VOLTE LA DIFFERENZA DI TRATTAMENTO RETRIBUTIVO CONTRIBUTIVO

Come già scritto ai quattro venti le pensioni sopra un certo importo non servono solo ai pensionati ma alle loro famiglie (si veda file lettera e presentazione) per cui sono a tutti gli effetti un AMMORTIZZATORE SOCIALE (uno dei pochi rimasti) vedasi files Lettera e Presentazione.

Vogliamo taglieggiare ancora le pensioni dopo quanto fatto dal 1996 ad oggi?

Con stima cordiali saluti (accetti questi miei semplici contributi sull’argomento pensioni)

LUCIO (PENSIONATO D’ARGENTO DOPO 37 ANNI DI LAVORO DIPENDENTE E CIRCA 43 DI CONTRIBUTI: LAUREA + MILITARE)

LIVORNO

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